Oggi ad Asolo si celebra la festa di Sant’Anna, a cui è dedicata la chiesa annessa al convento dei frati cappuccini.
Tra le feste di Asolo quella di Sant’Anna è forse la meno nota, perché i grandi festeggiamenti del 26 luglio sono ormai un ricordo che custodiscono in pochi.
Fino agli anni ’90 la festa di Sant’Anna era l’evento dell’estate per grandi e piccini, vivida nei ricordi di diverse generazioni.
“Quando ero piccola – racconta Paola Pellizzon – aspettavo impazientemente la festa di Sant’Anna e tutti mi invidiavano perché abitavo vicino al convento e potevo andarci quando volevo”.
“Era come “Il sabato del villaggio”: una festa grandissima e molto attesa, ma il giorno dopo c’era una profonda tristezza perché era tutto finito – conferma suo padre, l’ex vicesindaco Sandro Pellizzon – Quando ero piccolo era una festa paesana tipica di una volta: c’era la cuccagna, c’erano cibo e vino in abbondanza, persone che ballavano”.
Una sua coetanea, la signora Cecilia, ricorda che quando era bambina c’era il fotografo che si metteva a disposizione per fare scatti alle famiglie, un vero e proprio evento dato che negli anni Cinquanta le fotografie erano rare e preziose.
La festa è stata organizzata per anni, cambiando nel tempo. “Quando ero piccola io, negli anni Ottanta, c’era il chiosco dove si mangiava, le persone alla sera che ballavano, la lotteria, e la pesca – racconta Paola -.A me piaceva tantissimo la pesca, andavo da mio papà che era volontario alla sagra e gli chiedevo di darmi mille lire per provare a vincere. Una volta mi ha detto “Te ne do mille, ma tu giocane solo cinquecento”. Io ho fatto così, ma siccome non avevo vinto nulla, ho giocato le cinquecento lire che mi rimanevano e ho vinto il primo premio: una bicicletta, una Graziella rossa quasi più grande di me”.
In quegli anni in concomitanza della sagra c’era anche una corsa campestre, che attirava alcune persone da lontano. La corsa partiva dalla chiesa di Sant’Anna, scendeva dietro al cimitero e risaliva per il sentiero della Buttarella per poi concludersi nuovamente a Sant’Anna.
“Tutti i paesani partecipavano alla sagra o lavorando come volontari o contribuendo in qualche altro modo. Ad esempio mio papà Sandro lavorava alla cassa e mia mamma Gabriella distribuiva il vino” ricorda Paola.
La festa con il chiosco, la rosticceria e i giochi si teneva nel giardino del convento, mentre al di fuori di questo, sotto la scalinata, c’erano delle bancarelle che vendevano dolciumi, che i bambini asolani come Cecilia andavano a prendere con entusiasmo.
“La festa di Sant’Anna era molto partecipata perché era in un luogo facilmente raggiungibile ed era uno dei pochi momenti dell’anno in cui era possibile entrare nel giardino del convento. Ricordo distintamente che allontanandosi di poco dall’area dei festeggiamenti, in quel giardino si poteva godere della quiete più assoluta e della vista delle montagne – racconta Emmanuele Petrin, che continua – Non si sa bene quando siano cominciati i festeggiamenti di Sant’Anna, di sicuro sono successivi al 1928, data in cui il convento è stato nuovamente destinato ai frati Cappuccini dopo alterne vicende. Negli anni Novanta, per ragioni che si possono solo ipotizzare, i festeggiamenti sono stati ridimensionati”.
Negli ultimi anni, infatti, la sera del 26 luglio gli abitanti del centro storico si ritrovano al di fuori della chiesa per mangiare qualche cicchetto in compagnia e raccogliere offerte, poi devolute in beneficenza.
Quest’anno, a causa dell’emergenza sanitaria, la festa di Sant’Anna si celebra unicamente in occasione delle sante messe che si terranno nell’omonimo convento alle 7.15, 8.30, 10.30, 17 e 20 e per la ricorrenza la chiesa resterà aperta dalle 6.30 per tutta la giornata.
Ad ogni modo, la festa di Sant’Anna, insieme a quella di San Gottardo e San Martino è un appuntamento imperdibile nell’agenda degli asolani.
(Foto: archivio Qdpnews.it – per concessione signora Cecilia).
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