Dopo gli sconvolgimenti dovuti alla diffusione dell’epidemia, la mattina ad Asolo è naturalmente diversa, ma l’atmosfera non appare né come cupa né triste: non il tintinnio delle tazzine del Caffè Centrale, non le chiacchiere delle signore nelle piazze o le saracinesche dei negozi che vengono sollevate per l’inizio di una nuova giornata di lavoro in uno dei borghi più belli d’Italia.
Nelle strade silenziose, appiccicati alle vetrine dei negozi, ampi cartelloni ritraggono un messaggio di speranza: uno di essi si trova sotto il Municipio, dove il portone è chiuso ma i balconi sono aperti.
Le finestre di Palazzo Beltramini vengono spalancate per arieggiare le antiche, nobiliari sale dell’edificio, tra cui quella del sindaco Mauro Migliorini. Terminata una nottata da infermiere, il primo cittadino appende il camice al muro e inizia a leggere le mail e a rispondere al telefono: richieste, domande, polemiche, burocrazie, ordinamenti, firme.
Al contempo, dai parcheggi del centro si mette in moto il pickup Mitsubishi della Protezione Civile: a bordo, solo una persona, l’ex maresciallo dei Carabinieri, ora coordinatore dei volontari Mauro Lovato. La sua missione, mentre il resto della squadra è impegnata in operazioni di supporto in altri comuni limitrofi, è quella di portare dei pasti caldi all’Oasi dei Frati di Sant’Anna, un monastero sito in una località del centro storico del borgo.
Un’operazione che appare semplice ma che necessita di un certo coraggio, perché la consegna comprende una serie di precauzioni, vista la situazione indubbia dei bisognosi a destinazione.
“È un periodo duro per me e la mia famiglia” – dichiara Migliorini, che condivide la propria qualifica di infermiere anche con la moglie Cristina. “Gli interventi dovuti al Coronavirus non fanno che sommarsi a quelli già esistenti e anche se gli incidenti stradali sono calati, l’emergenza rende tutto più intenso e difficile”.
Secondo la sua testimonianza, decine di cittadini telefonano in municipio ogni giorno per chiedere informazioni, dalle più motivate fino, talvolta, a questioni decisamente più banali.
“In comuni così piccoli, le amministrazioni sono il primo punto di riferimento. È normale che il cittadino si rivolga a noi”. Anche per questo negli uffici comunali, Migliorini ha voluto la presenza disinfettanti e protezioni per tutelare staff e cittadinanza.
Per rifornirsi dei pasti, Mauro Lovato esce ogni giorno intorno alle dieci e mezza dai confini dell’asolano e, tagliando per Castelcucco, raggiunge la Valcavasia, prelevando i piatti da un’azienda di Cavaso del Tomba, l’ex Dal Bello Ristorazione, ora EP Spa: mantenendo le precauzioni di sicurezza, mascherina e disinfettante prima e dopo le manovre, il capogruppo raccoglie le casse e le carica sul pickup con l’aiuto del responsabile Dino Dal Bello. Gli accordi con il Convento dei Frati Cappuccini di Sant’Anna richiedono puntualità e coordinazione negli orari.
Non è la prima volta che Migliorini incontra un’epidemia, nei suoi viaggi con Medici Senza Frontiere, il sindaco di Asolo ha operato in luoghi dove le persone erano esposte a patologie infettive come il colera e il morbillo: “La differenza sta nel fatto che quest’epidemia la combattiamo in casa, tra i cittadini, gli amici, i familiari. Così cambia l’approccio mentale, professionale e umano.
Arrivato al Convento di Sant’Anna, Lovato cambia la mascherina con una versione maggiormente protettiva, si disinfetta le mani, infila i guanti e trasporta le cassette all’interno della piazzetta, non lontana dalla portineria del Convento: le lascia sul pozzo, centrale all’ampio cortile dove sembra non abitare nessuno. Poi l’ex maresciallo risale in auto e ripete il tutto, ma al contrario. Il personale del
Convento, qualche minuto più tardi, verrà a prelevare quelle casse e le porterà all’interno per condividerle con gli altri. E così, allo stesso modo farà l’indomani.
Ad Asolo, nonostante la calma, pare così resistere una speranza fatta di gesti semplici, concreti ma importantissimi, come per il cittadino dovrebbe essere il fatto di rimanere a casa. Dai balconi aperti del centro storico, le voci che prima coloravano il paese si sentono comunque.
(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it).
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