Alla riunione del Consorzio Asolo Montello dello scorso 30 giugno i risultati erano 16 favorevoli, 8 astenuti e 29 non favorevoli all’Asolo Prosecco Docg Rosé. Il peso ponderale ha però decretato la vittoria del sì: a parere di molti quest’esito appariva scontato per via delle opportunità economiche che questo prodotto avrebbe già dimostrato di poter portare ai produttori.
La “resistenza”, che aveva già messo le mani avanti sul tema (vedi articolo), aveva tuttavia trovato un’ottima risposta nel presentare la propria contrarietà, raccogliendo le adesioni di due terzi dei produttori votanti. Un risultato inaspettato, anche considerando che a schierarsi dalla parte del no è stata anche qualche cantina dalla produzione importante.
Questa minoranza, che crea una discreta faglia nell’insieme del Consorzio, tenterà di frenare il lungo iter di approvazione della filiera del rosé: sono già state inviate due lettere, una alle associazioni di categoria e l’altra ai principali enti politici amministrativi, con il tentativo di trovare appoggio in nuove autorità. Portavoce di questa battaglia è Franco Dalla Rosa, primo a esporsi pubblicamente come contrario al rosé che, secondo lui, “minerebbe l’identità e la qualità delle vigne”.
A venire contestate dalla minoranza sono anche le modalità con cui l’argomento è stato discusso e votato: “non è stato avviato un iter di discussione condiviso prima dell’assemblea consortile, che non avrebbe concesso spazio a una considerazione anche della storicità e della tradizione enologica sul territorio”. Una delle maggiori preoccupazioni riguarda la presunta necessità di impianto di nuovi vigneti, che secondo l’opposizione avrebbe forti conseguenze sul paesaggio e sulla comunità.
Tra i destinatari della prima lettera si leggono il ministro Stefano Patuanelli, il sottosegretario al Mipaaf Gian Marco Centinaio, il direttore Agroalimentare Regione Veneto Alberto Zannol, il presidente del Comitato Nazionale Vini Dop, Michele Zanardo, e ancora, Daniele Salvagno e Giorgio Polegato per Coldiretti, Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi e Lodovico Giustiniani per Confagricoltura, Gianmichele Passarini per Cia Veneto.
“Tale operazione non predilige l’identità e la qualità delle vigne, né aggiunge valore a quella che è ormai diventata una delle principali denominazioni spumantistiche d’Italia, ma che rischia piuttosto di tradursi in un’iniziativa meramente commerciale che appiattisce la Docg Asolo ai grandi numeri della Doc, ingenerando una notevole confusione anche e soprattutto nel consumatore, vanificando tutti gli sforzi profusi sino a oggi per far comprendere la differenza tra Docg e Doc.
Riteniamo che questa discutibile iniziativa non tenga alcun conto della storicità della nostra denominazione, grazie alla quale ci è stata riconosciuta la menzione di Prosecco Docg Superiore e che davvero ci permette di esibire con orgoglio un valore che è il fiore all’occhiello delle nostre aziende e delle nostre vigne”.
Al presidente Luca Zaia e all’assessore Federico Caner da Asolo scrivono invece: “Vi preghiamo di tenere presente che il progetto “Asolo Prosecco Rosé Docg” non sarebbe neanche lontanamente rappresentativo del nostro territorio, considerata la scarsità di vigne di pinot nero. In uno scenario di mercato che è sempre più consapevole e attento all’autenticità, questa nuova categoria mina la credibilità stessa di ciò che abbiamo faticosamente costruito e andrebbe a tradire in un certo qual modo il patto di fiducia che ci lega ai nostri consumatori, che sempre accogliamo e accompagniamo per mano alla scoperta del nostro territorio, che è ricco e unico, con tutte le sue specificità che ne costituiscono un valore essenziale e inestimabile“.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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