Asolo, protesta alle scuole medie: i genitori esasperati per la Dad ma le “proteste frammentate e disorganizzate non sono abbastanza”

Alcune mamme e papà, accompagnati dai loro bambini, si sono incontrati oggi davanti all’ingresso della scuola media di via Foresto per protestare contro le normative che regolamentano il mondo della scuola in questo periodo.

Tra le loro motivazioni, slogan e cartelloni contro la didattica a distanza riportanti scritte come “Questa non è scuola”, ma specialmente la manifestazione di un forte risentimento nei confronti della chiusura delle scuole che ha portato a diverse problematiche di gestione a livello famigliare e lavorativo.

È l’ennesima delle numerose proteste di questi giorni, frammentate nella provincia e in generale in Veneto: “Con le scuole chiuse siamo costrette a scegliere se rischiare di perdere il lavoro o mettere a rischio la salute dei nonni”, spiega una delle mamme.

Molti genitori, soprattutto madri, sono dovuti restare a casa per accudire i bambini, che sono ancora troppo piccoli per essere autonomi in dad, che ancora alcuni cartelli definiscono “Distanza Anti Didattica” o, con un’iperbole, “Distruzione a Distanza”.

“Per mesi non abbiamo visto i nonni, per proteggerli e rispettare le regole, ma in questa situazione non abbiamo scelta”, lamenta un’altra mamma, “Proprio adesso che gli insegnanti sono vaccinati i bambini devono stare con i nonni anziani e non vaccinati”.

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I genitori hanno portato come simbolo della loro protesta un nastro con delle mascherine appese, che secondo loro rappresenta il distanziamento fisico e l’unione spirituale. Su un cartello, inoltre, sarebbero stati riassunti tutti gli eventuali risvolti negativi della didattica a distanza: “D.A.D, isolamento, solitudine, difficoltà di concentrazione, irritabilità, uso eccessivo dei social, scarso apprendimento, dispersione scolastica.

Il dirigente scolastico Marco Campini si è reso disponibile ad ascoltare le considerazioni dei genitori presenti e ha cercato di far capire ai manifestanti che non è responsabilità né nelle possibilità dei singoli istituti cambiare le cose. “Stiamo facendo quanto possibile per portare la maggior parte delle attività concesse in presenza, ma non siamo noi a poter cambiare le cose” afferma il dirigente, portando a considerare anche che proteste di questa portata, piccole, frammentate e disorganizzate, per quante esse siano, non sono sufficienti per farsi sentire dalle strutture governative.

E qui la palla passa alle grandi associazioni genitoriali a livello nazionale che avrebbero, al contrario di questi genitori iracondi, i megafoni spenti.

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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