Cauterio: la medicina nelle pestilenze prima delle terapie intensive. L’ottavo appuntamento con Parole al Maglio

Anticorpi monoclonali, vaccini, tracheotomia, sono solo alcuni dei termini che sentiamo usare in questo periodo, indicati come armi contro il virus o strumenti salvavita.

Nelle pestilenze del passato, però, le conoscenze scientifiche scarse si traducevano in cure bizzarre se non raccapriccianti.

Tra queste figura il cauterio, “Il kauterion era un lungo ferro appuntito di metallo arroventato che veniva utilizzato per bruciare i bubboni della peste. Era un rimedio doloroso e poco utile per il malato”, spiega il Professor Paolo Malaguti.

Questo rimedio risale all’antica Grecia ed è stato utilizzato per secoli in tutto il bacino del mediterraneo.

In greco, infatti, “bruciare” si dice “kaio”, da cui parole come “caustico” o, appunto, “cauterio”.

Inizialmente il cauterio era l’unico metodo conosciuto per bloccare un’emorragia e lo stesso Ippocrate, considerato padre della medicina, descrisse le applicazioni di questo rimedio sul corpo umano.

Tra gli aforismi di Ippocrate ne figura uno che rende l’idea della vasta utilizzazione di questa tecnica, nonché del carattere cruento della medicina antica: “Ciò che i medicinali non curano, il coltello cura; ciò che il coltello non cura, il cauterio cura; ciò che il cauterio non cura, si deve considerare incurabile”.

La pratica si è quindi diffusa ed è stata ampiamente utilizzata durante tutto il medioevo, soprattutto durante le epidemie di peste bubbonica.

“La medicina antica – continua Malaguti – ha capito poco della peste, non sapeva che la peste bubbonica veniva trasmessa dalle pulci dei ratti e quindi ricorreva a teorie abbastanza fumose e a rimedi che oggi ci farebbero inorridire”.

Questa parola che in origine era collegata alla medicina, – conclude – in Veneto assume un significato particolare: viene infatti usata per indicare una persona sgradevole, brutta”.

Quindi dire a qualcuno: “te sì un cauterio!” significa dirgli: “sei piacevole come il ferro rovente su una ferita”… non esattamente un complimento.

(Video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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