Se c’è una cosa che ad Antonia Guglielmin non è mai mancata, è la fede: una fiducia incondizionata nei confronti della religione cattolica le ha permesso di affrontare un secolo di vita appena compiuto non privo di periodi difficili, ma che non le ha impedito di realizzarsi come donna e come madre di sette figli.
Nell’agosto del 1922, quando Dirce (questo il nome con il quale la signora è conosciuta a Villa d’Asolo) è nata a San Vito di Altivole, la vita era così diversa da com’è oggi: la povertà regnava sulle campagne e vivere in una grande casa con un’altra famiglia, con cui si condivideva anche il lavoro e le provviste, era piuttosto comune.
I nonni di Dirce, dalla ricostruzione che è stata fatta dalle figlie, possedevano anch’essi un negozio, mentre il padre era un commerciante di bestiame, anch’esso molto tenace nel suo lavoro. Essendo la famiglia (a quel tempo i Morei) impiegata da sempre in un panificio e alimentari, per quanto poco, il pane non mancò mai.
La giovane Antonia, trasferendosi con il marito a Villa d’Asolo 68 anni fa, è cresciuta temprata da quest’eredità e ha saputo farsi valere fino ad attivare con il marito, oggi scomparso, un’attività solida da consegnare alle mani dei figli e dei nipoti, che oggi portano il cognome Bittante.
Forse per il fatto di esser stata un riferimento per il paese e per l’affetto che nutre la comunità per la sua famiglia e viceversa, la chiesa di Villa d’Asolo questa mattina, domenica 21 agosto, era gremita nel celebrare e benedire i cent’anni della signora, compiuti ancora una volta con il sorriso in volto. “Auguri, auguri anche a tutti voi” ha ripetuto più volte, felice di vedere i suoi compaesani.
Assieme a lei c’erano i suoi sette figli: Gianna, Luigino, Marisa, Teresita, i gemelli Giuseppe e Francesco, Gabriele. La signora Guglielmin ha avuto anche un altro figlio maschio, che purtroppo ha perso, di nome Giuseppe.
La figlia maggiore, che oggi ha preso il nome di Suor Guidalba, e il figlio minore, don Gabriele, hanno scelto di intraprendere il percorso ecclesiastico: proprio don Gabriele ha tenuto parte della messa, leggendo anche la benedizione del Papa arrivata direttamente da Roma.
“È sempre stata una donna caratterialmente molto forte, presente e laboriosa: aveva tante attività oltre alla famiglia. Il suo valore qui lo ricordiamo specialmente come donna. Da una parte il negozio di alimentari, dall’altra il bar e il panificio – raccontano le figlie – La sua raccomandazione a nipoti e pronipoti è sempre quella di andare a messa e dire le preghiere”.
I figli raccontano anche l’episodio dell’incontro casuale con il marito, di cognome Bittante: “A nostro padre avevano detto di una bella ragazza di nome Maria Guglielmin, con cui avrebbe potuto andare a parlare. Il fatto è che di Guglielmin c’erano due famiglie: lui era capitato in quella sbagliata. Comunque, vedendo Antonia e parlandoci un po’ alla fine ha scelto lei”. Marito e moglie erano come “il Piave e il Brenta”, ovvero che entrambi volessero sempre avere ragione, ma i figli sostengono che alla fine prevaleva sempre l’opinione di Dirce.
“Traguardo raggiunto sempre con il sorriso, spendendosi per il paese, prendendosi cura delle persone bisognose, affrontando i vari problemi della comunità, condividendo soluzioni – commenta il sindaco Mauro Migliorini, che ha inviato un telegramma e un mazzo di fiori questa mattina – Un punto di riferimento e un esempio non solo per la frazione del Lauro”.
Alla domanda “come si fa ad arrivare a cent’anni”, la signora risponde che ci si arriva e basta, che non ci sono segreti. La comunità di Villa ha visto quest’anno due compleanni centenari: entrambi molto partecipati, con un rinfresco alla fine della cerimonia, ennesimo segno di una comunità coesa che non dimentica le proprie persone di riferimento nemmeno quando smettono di operare.
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