Semina il panico in città la notizia del forno per le pizze dove si bruciavano i rifiuti: è successo nel pomeriggio di ieri, nella città di Asolo, e verso sera, quando a molti cittadini è passata la voglia di andare a mangiare la pizza.
In tanti si sono attivati per indagare privatamente sul fatto, scatenandosi sui social e attivando una sorta di rete sociale per ottenere il nome della pizzeria denunciata. La presunta violazione ha fatto infuriare la gente in tutte le frazioni, ad accenderle è stato specialmente il pensiero di essersi mangiata qualche tipo di tossina.
La giustificata curiosità della popolazione è arrivata al punto di pretendere dai giornali il nome esatto del titolare e della pizzeria in questione, troppo identificabile se specificata geograficamente: la denuncia, che non segnalava né il nome né la località, tutelava la privacy del ristoratore dal “rogo” dei social network. A investigare sul fatto non solamente cittadini asolani ma anche dei comuni limitrofi che, a informazione ottenuta, commentano: “Per fortuna, ci sono andato soltanto per bere un caffè”.
In alcune pizzerie, specialmente nelle frazioni, si è notato un calo drastico delle presenze a causa del diffondersi della notizia: non tutti hanno capito che la pizzeria è stata chiusa e che il forno è stato sequestrato.
Inoltre, dal Comando di Treviso viene spiegato che il blitz dei carabinieri e dei Nas non è stato un evento casuale ma un’indagine programmata: la rassicurazione a tutti i cittadini potrebbe stare nel fatto che un’attività di questo tipo sia stata fermata e che ora sia possibile mangiare la pizza senza tenere i denti alti.
(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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