Identità “graffiate” dalla letteratura russa, fantasmi e burchi lasciati alla deriva: all’incontro con la cinquina del Campiello, ieri sera ad Asolo, c’erano Paolo Nori con il suo “Sanguina ancora. L’incredibile vita di Fëdor M. Dostoevskij”, Carmen Pellegrino con “La felicità degli altri” e Paolo Malaguti, residente a Villa Raspa, con il suo romanzo edito da Einaudi, “Se l’acqua ride”.
Mancavano invece all’appello Andrea Bajani e Giulia Caminito, anch’essi candidati al prestigioso premio che dal 1962 a oggi non era mai passato per la città dei cento orizzonti.
A rendere possibile questo scambio, che ha consentito anche di rispolverare le poltrone del Teatro Duse in platea e nelle logge, è stata Clara Abatangelo, titolare della nuova libreria indipendente Ubik di via Browning e della sede principale di Castelfranco.
Mentre il numero di librerie in Italia, seimila circa, è in calo, l’investimento in controtendenza è stato molto apprezzato nel borgo, che ha sempre fatto della cultura il proprio centro.
La serata si è aperta con i saluti del sindaco Mauro Migliorini e del componente del Comitato di gestione della Fondazione Campiello, il dottor Davide Piol, in seguito il moderatore Alessandro Marzomagno ha iniziato un giro di interviste con gli autori: “Il bello del Campiello – ha affermato nella premessa – è che in un certo senso siete già tutti e cinque vincitori”.
Con Carmen Pellegrino, già precedentemente selezionata al Campiello con il suo titolo d’esordio “Cade la terra”, si è parlato di estetica dell’ombra e di una particolare tecnica narrativa che ha interessato tutto il percorso di scrittura dell’autrice: creare, scomporre e riordinare un caos utile a descrivere un mondo fatto di fantasmi. “Il mio romanzo è fatto di lacerazioni – ha detto – E il concetto protagonista è che siamo la conseguenza del nostro passato”.
Pare scontato che con Paolo Nori si sia parlato di Russia, ma con questo ultimo racconto l’autore è sceso nelle profondità del suo rapporto con Dostoevskij, fino a trovarne l’origine: “Quando avevo 15 anni, all’ultimo piano della nostra casetta di Basilica Nova in provincia di Parma, ho preso un libro di mio nonno, Delitto e Castigo, e in questo libro a un certo punto il protagonista, Raskol’nikov, si chiede “Ma io sono come uno scarafaggio o come Napoleone?” e anch’io allora mi sono chiesto “Sono come uno scarafaggio o come Napoleone?” e questo ha aperto dentro di me una ferita, che sanguina ancora”.
L’asolano Paolo Malaguti, padovano d’origine, ha raccontato quali siano state le motivazioni che lo hanno spinto ad ambientare negli anni ’60 il suo romanzo, ovvero durante il tramonto del mestiere dei barcaioli. Il suo protagonista, Ganbeto, si trova durante l’adolescenza a metà tra l’avvento della televisione e un mestiere di famiglia che resiste con ostinazione al progresso.
Con un approfondito studio della lingua veneta, le ambientazioni e i personaggi di Malaguti hanno così conquistato i selezionatori del Campiello. “Non dico come, ma Ganbeto arriverà alla consapevolezza che per crescere bisogna sempre lasciare indietro qualcosa” ha concluso l’autore.
Terminato l’incontro, gli ospiti e il pubblico si sono spostati all’aperto, nella corte del castello, per un generoso rinfresco e il classico momento del firmacopie: tutti soddisfatti, tra libreria e amministrazione comunale, per un evento prestigioso che, con un po’ di fortuna, potrebbe tornare anche il prossimo anno.
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