La città rende onore a Giovanni Domenico Moreschetti, 29enne asolano falciato dai fascisti lungo via Foresto di Pagnano

Erano circa le undici del 24 novembre 1944 e Giovanni Domenico Moreschetti, ventinovenne, stava camminando con un gruppo di civili rastrellati lungo via Foresto di Pagnano, ad Asolo: richiamato dalla scorta di fascisti probabilmente per aver accelerato il passo, non rispose e venne colpito alle spalle da una raffica di mitra, accasciandosi in strada.

I fascisti non si preoccuparono di spostarlo e proseguirono: soltanto più tardi un residente uscì di casa per prestargli soccorso, caricandolo su un carretto e trasportandolo all’ospedale. Lì Moreschetti esalò l’ultimo respiro, chissà con quale pensiero impresso nella testa.

Questa mattina, in occasione dell’Anniversario della Liberazione, la Città di Asolo ha restituito alla giovane vittima uno spazio nella memoria cittadina, attraverso l’affissione di una lapide su quel muretto di Villa Vega che ancora mostra le tracce di quei colpi letali. 

Davanti alla targa da svelare, coperta dalla bandiera tricolore, si sono raccolti i rappresentanti delle forze dell’ordine, della Caserma dei Carabinieri di Casella d’Asolo e del Comando della Polizia locale di Asolo, dei volontari dei Vigili del Fuoco di Asolo, dell’amministrazione comunale – oltre al sindaco Mauro Migliorini anche gli assessori Dalla Rosa, Canil e Pessetto – delle varie associazioni d’arma e molti altri volontari.

L’iniziativa è stata voluta dalle sezioni di Asolo e Monfumo dell’Anpi. A raccontare la storia di Moreschetti al pubblico è stato lo storico Emanuele Petrin, che ha approfondito la biografia attraverso le testimonianze dei figli di alcuni asolani che l’hanno incontrato. 

“Moreschetti nasce ad Asolo il 3 febbraio del 1915 e, orfano di padre, si trasferisce a Padova, dove resta fino al ’44, probabilmente per sfuggire ai bombardamenti alleati – spiega Petrin, – È presente nel registro della Brigata Matteotti e questo fa pensare che abbia avuto un’esperienza partigiana, anche se è difficile ricostruirla. Prima della sua morte, all’inizio del novembre ‘44 alcuni documenti lo indicano a Cismon del Grappa, ai lavori forzati nella costruzione di alcune fortificazioni”.

La sua casa natale (sua madre è asolana) si trovava in via Fornaci, in un grande edificio, ma sul suo soggiorno ad Asolo non si sa molto. In passato gli era già stata dedicata una targa, scomparsa poi per successive ristrutturazioni e modifiche dello stabile. 

Durante la celebrazione è stata citata la frase di Cesare Pavese “ogni caduto ci somiglia e ce ne chiede ragione”, per spiegare il motivo dell’accostare all’iscrizione anche una fotografia del giovane Moreschetti.

“Mai come in questo momento di crisi internazionale è necessario ricordare chi si è opposto alla dittatura per la libertà di tutti” ha commentato su un suo post il sindaco Migliorini. Anche il proprietario di quella che un tempo si chiamava Villa Spessa, Giancarlo Zizola, ha ribadito nel suo intervento che la celebrazione ci riconduce a una riflessione sul presente, che verrà approfondita anche nel concerto in programma per questa sera al Teatro Duse: una riflessione, riassumendo, che ci convinca a “deporre le armi per non riprenderle mai più”.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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