Oggi il calcio è sicuramente lo sport più seguito in Italia, ma non è sempre stato così, specie per le province, lontane dalle tendenze cittadine e più lente a recepirne i cambiamenti: ad Asolo, per esempio, alle prime partite negli anni Venti c’era qualcuno che contestava i risultati perché “i portieri continuavano a toccare la palla con le mani”. Questo è uno dei tanti aneddoti contenuti nel libro di Mario Consani, dal titolo “Asolo, di pallone e altre storie”, che l’altra sera ha avuto la propria presentazione al Teatro Duse, con la presenza di vari testimoni dell’evoluzione di quello che è stato l’associazionismo calcistico della città.
L’autore, giornalista e asolano d’origine, ha ripercorso la storia del calcio fino alle sue origini, studiando l’unica fonte a disposizione, ovvero le pagine di cronaca locale. È per il carattere anche a tratti sarcastico e non sempre oggettivo dei vari corrispondenti asolani che il racconto si arricchisce di dettagli interessantissimi sul come il calcio venisse interpretato a quell’epoca: uno sport umile, spettacolare, che aveva luogo in piazza, appena sgombrata dal mercato, perché di campi sportivi non ce n’erano; uno sport dove si faceva la colletta per comprare i palloni e le trasferte si facevano in bicicletta, una per due giocatori.
“Ogni volta che un bambino prende a calcio qualcosa per la strada, rinasce il calcio” diceva il filosofo Jorge Luis Borges, citato dal moderatore, Daniele Ferrazza, durante la serata, e ad Asolo accadde proprio questo: nel 1922 un gruppo di ragazzi, undici, forse ispirati anche da quel particolare gioco che avevano intravisto durante il soggiorno delle truppe alla fine della guerra, accesero una passione che continua anche oggi, nell’Asolo Calcio. Il “calcio d’inizio”, com’è stato definito nel libro, lo si deve al capitano Antonio Pivato, Manfredo Tramet, Arrigo Mariot, Bruno Basso, Enea Moretto, Emilio Cillo, Silvano Ganzina, Antonio Tramet, Pippo Filippin, Artico Mariot e Narciso Toaldo, che ha anche il merito di aver mantenuto la memoria di questa storia, poi raccontata a Consani.
Nell’ottica di una propaganda fatta di giovani forti e valori d’appartenenza, il regime fascista potenziò fortemente la presenza del calcio nelle città di provincia, così come altre attività ricreative che proprio in quel periodo storico hanno preso prestigio e importanza: è stata citata, per esempio, la pallavolo per le ragazze e il teatro. Così nasce il primo campo sportivo ad Asolo e l’ufficializzazione delle partite e dei campionati, inseriti nel circuito ULIC, molto più economico e modesto rispetto alla FIGC: le cronache dell’epoca raccontano un’Asolana che nei primi anni fece fatica a ingranare la marcia, ma che iniziò a ottenere le proprie soddisfazioni qualche anno più tardi, con la prima partita vinta contro la Serenissima di Treviso e una rivincita due a zero con il Crocetta.
Nel corso della serata, ripercorrendo cronologicamente la storia del calcio ad Asolo così come fa effettivamente il libro, si è parlato di Marcello Agnoletto (che abbiamo intervistato in questo speciale dedicato https://www.youtube.com/watch?v=QNNlxSodC9c&feature=emb_title), ma anche di quando eventi di cronaca, di politica e di cultura hanno incrociato la storia del calcio asolano, dal secondo dopoguerra fino ai giorni nostri. Il pubblico è stato intrattenuto anche attraverso delle letture. Esposta al pubblico in platea del Duse, orgogliosamente, anche una maglietta storica originale.
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