Il torrente Muson nasce da due sorgenti, una a Monfumo e una a Castelcucco, e confluisce nel Brenta all’altezza di Vigodarzere: non tutti sanno che un tempo questo corso d’acqua arrivava direttamente in laguna e godeva dei benefici dell’era preindustriale, dove l’antropizzazione delle sue sponde era ancora limitata.
Oggi, nello sviluppo dell’area che lo circonda, specie nella sezione alta, considerando Monfumo, Castelcucco e Pagnano d’Asolo, vi sono molte progettualità a livello turistico che, con l’impegno di tutti, potrebbero tornare a prendere in considerazione la tutela della sua biodiversità come una priorità e non come un’attenzione accessoria.
Negli ultimi cinquant’anni, il Muson è stato fortemente ridimensionato: a influenzare il suo corso sono state cause dirette e indirette, tutte in qualche modo riconducibili all’opera dell’uomo.
Anche se di tanto in tanto, attraverso furiose esondazioni, il Muson tenta di riprendersi ciò che un tempo era suo, il corso d’acqua non ha più quella caratteristica di meandriforme che aveva una volta.
La biodiversità che lo contraddistingue, tra flora e fauna, ha dovuto adattarsi agli stessi cambiamenti e, nonostante tutto, è ancora oggi molto ricca. Occorrerebbe tuttavia preservarla basandosi su fondamenti scientifici e attraverso il monitoraggio costante non soltanto delle autorità, ma anche dei cittadini.
È rendere consapevoli di questa ricchezza quanti più cittadini possibile l’obiettivo della serata proposta dal Movimento Civico per Asolo, con il naturalista Gino Favrin e con la partecipazione di Moreno Zanesco dell’associazione pescatori “La Rocca d’Asolo” e moderata da Joseph Colla, in calendario per martedì 20 aprile alle 20.30 su Youtube, sul canale del Movimento Per Asolo.
“Il sistema fiume è molto complesso, non funziona come un canale – afferma il naturalista Gino Favrin – Dobbiamo approcciarci nuovamente a questa complessità, che molti di noi hanno dimenticato”.
Come esempio, viene citato il barbo, un pesce di specie endemica che sul Muson ha trovato un ecosistema ideale, che viene protetto dalle normative sulla pesca e la cui conservazione dipende dalle dinamiche del fiume. “In Veneto abbiamo riscontrato che gli esemplari di questa specie sono sempre più rari – afferma Zanesco – ma attraverso delle indagini abbiamo riscontrato che il Muson è un habitat in stato di buona salute: questa è un’enorme fortuna di cui bisogna rendersi conto in tempo”.
Anche l’associazione pescatori “Rocca d’Asolo” infatti, che conta una cinquantina di iscritti, ha deciso di sostenere l’iniziativa. Considerando “divulgazione” come parola d’ordine, l’associazione pescatori ha già portato avanti diversi progetti di sensibilizzazione su questo tema, anche sfruttando contributi regionali e portando così l’attività della pesca a rappresentare un intrattenimento didattico e utile a tutta la comunità.
L’appello ai cittadini dei comuni interessati, da Monfumo a Castelcucco, da Asolo a Fonte, è quello di prestare attenzione ai lievi suoni che caratterizzano la natura che li ha accolti, in modo da conviverci per sempre nella piena serenità.
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