Matteo Feltracco, ricercatore asolano al Polo Nord, torna per raccontare l’esperienza ai ragazzi delle medie. “Non riusciremo più a tornare all’epoca preindustriale”

Matteo Feltracco è un ricercatore trentatreenne di Asolo che da diversi anni studia gli effetti dell’inquinamento sull’ambiente: laureato in chimica e tecnologie sostenibili e con un dottorato in scienze ambientali all’università Ca’ Foscari, alterna l’insegnamento a un’impegnativa ricerca al Polo Nord. La sua ultima spedizione al circolo polare artico risale al periodo tra agosto e settembre 2021: prima ancora era stato in viaggio per altri due periodi tra marzo e aprile e tra ottobre e novembre del 2018.

L’esperto ha recentemente tenuto una lezione in presenza alle Scuole Medie di Asolo con le classi terze, durante la quale ha raccontato la sua esperienza e ha cercato di spiegare come i cambiamenti atmosferici stiano determinando il cambiamento delle estremità verticali del nostro pianeta. L’iniziativa, voluta dall’assessorato all’istruzione di Rosy Silvestrini, prevedeva anche un collegamento diretto con i colleghi di Feltracco, ancora stazionati al CNR al circolo polare artico.

Qual è il tuo ambito specifico di ricerca e cosa sei riuscito a comprendere anche del settore in cui lavori durante la tua esperienza?

Io mi occupo di analisi di inquinanti in aree rurali, urbane e polari con particolare attenzione al carico di questi composti nel particolato atmosferico. L’ambiente in generale è un sistema complesso, e come tale va trattato. Spesso gli inquinanti che emettiamo nelle aree antropizzate sono rilevati anche al Polo Nord o al Polo Sud. Questo fa capire quanto l’uomo sta impattando nel nostro pianeta.

Quando si parla a dei ragazzi di cambiamento climatico cosa bisogna fare: spaventarli un pochino per velocizzare la loro presa di coscienza su questo tema oppure cercare di evidenziare anche le cose positive che il pianeta sta facendo per aiutarsi?

A mio parere il modo giusto di comunicare i cambiamenti climatici ai ragazzi è evidenziare come l’uomo ha cambiato il clima. Non serve spaventare, basta essere pragmatici e diretti nel comunicare cosa sta avvenendo.

Tra i ragazzi qual è la domanda più frequente e tu cosa rispondi loro?

Spesso viene chiesto come sono arrivato a questo punto, a essere ricercatore insomma. Rispondo che è la mia passione, e se si perseguono le proprie passioni arrivare all’obiettivo è più semplice del previsto.

Quali sono i rischi più urgenti a cui stiamo andando incontro?

I rischi sono spesso imprevedibili. Quello a cui andremo incontro dipenderà soprattutto dalle politiche di mitigazione che i nostri governi metteranno in atto. Sicuramente non riusciremo a ritornare nell’epoca preindustriale. E questo è allarmante.

(Foto: Matteo Feltracco).
#Qdpnews.it

Total
0
Shares
Articoli correlati