“Mona è une delle poche parole comprese da Belluno a Rovigo, da Verona a Venezia, è una parola panveneta”, sostiene il Professor Paolo Malaguti, insegnante di italiano e latino nonché scrittore di successo.
A prima vista, “mona” è un termine locale, ma la storia di questa parola comprende un viaggio che attraversa il Mediterraneo.
“Le attestazioni di questa parola – continua Malaguti – sono due: si può dare a qualcuno del mona o si usa per indicare l’organo sessuale femminile”.
Ciascuno di questi significati ha origine in un lato diverso del Mediterraneo.
“Mona” nell’accezione di “sciocco” deriva da “maimun”, parola araba che significa “scimmia” e che ha mantenuto questo significato nel croato “majmuni” e nell’inglese “monkey”, oltre che nello spagnolo “mono”, e sembra che proprio attraverso lo spagnolo questa parola sia arrivata al Veneto. Sostiene Malaguti che dire a qualcuno: “non sta fare il mona” è come dirgli “non sta fare il simioto o il macaco”.
È curioso notare che anche in spagnolo “mono” oltre a essere usato per indicare i primati, è anche usato per indicare le persone che imitano quello che fanno gli altri senza pensare con la propria testa.
L’altro significato della parola “mona” è stato invece importato in Veneto insieme alla merce proveniente da Costantinopoli verso la fine del Quattrocento, dato che gli scambi commerciali della Serenissima con il Medio Oriente si concretizzavano poi in veri e propri scambi culturali e linguistici (vedi pitima e cauterio).
Nel greco medievale “mounì” voleva dire “montagna” e per associazione anche “monte di Venere”. Nel greco moderno questa parola sopravvive nel linguaggio volgare con lo stesso significato del veneto “mona”, ovvero quello di organo sessuale femminile.
Questa parola camaleontica dà vita a colorite espressioni. Una “monata” è una cosa di poco conto, tanto che alcuni studiosi riconducono il termine alle “monàde”, cioè i gesti leziosi compiuti dagli animali. Ancora, si può mandare qualcosa in mona, quindi mandarla a rotoli, oppure si può mandare qualcuno in mona… e non servono spiegazioni!
“Mona – conclude – è una parola che mi piace molto, perché dimostra la profondità storica della lingua veneta, che ci fa viaggiare nel tempo e nello spazio”.
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