Una serata all’insegna del dono e della generosità quella di ieri ad Asolo, organizzata all’interno della settimana “March it now”, settimana del donatore a livello nazionale.
L’assessore ai servizi sociali Andrea Canil ha introdotto l’appuntamento ai presenti ricordando che la cultura ha molte sfaccettature e che una di queste è certamente il dono: “Donare è cultura” ha affermato, anche in relazione alla sfida a Città della Cultura 2024, prima di presentare i relatori ospiti.
Protagonisti della serata sono stati Leonardo, Sofia e Mita, tre persone che di midollo possono parlare con esperienza diretta: Mita ha ricevuto un trapianto di cellule staminali mentre Leonardo e Sofia sono due donatori. Il trio ha raccontato la propria esperienza e chiarito molte lacune in merito a un tema che ancora non gode della giusta visibilità.
A spiegare cos’è e come funziona una donazione di midollo osseo sono intervenuti Roberta Bozzetto, presidente Admo Mareno di Piave che gestisce tutta l’area del Veneto, e Matteo Dalla Rosa, presidente di Avis Asolo, che ha commentato così l’evento: “Questo tipo di serate volte alla sensibilizzazione della popolazione si dimostrano sempre efficaci e molto toccanti da un punto di vista emozionale; è un onore poterle promuovere e vedere un riscontro così vivo dal territorio per un tema ancora poco conosciuto ma di estrema importanza e che può donare nuova vita a una persona”.
Bozzetto ha poi confermato: “La serata che è stata organizzata insieme ad Avis Asolo ha spiegato l’importanza della donazione del midollo osseo e del sangue. Due tipi di donazione legati tra loro ed entrambi portatori di vita. Per diventare un potenziale donatore di midollo osseo seguiteci sui social o tramite il sito di Admo Veneto (Admoveneto.it)”.
La donazione di midollo osseo è ancora soggetta a pregiudizi e false credenze, dunque è importante fare chiarezza: non solo il donatore non corre alcun rischio, ma non si tratta nemmeno di una pratica dolorosa.
Si può essere chiamati a svolgere il compito di donatori fino a 55 anni, dopo aver effettuato la registrazione entro i 35. Il limite dei 55 anni è stato introdotto proprio per tutelare sia i donatori che i pazienti ma non vale per i familiari, che possono donare anche oltre l’età limite.
Il trapianto di midollo osseo avviene più precisamente a livello staminale: sono le cellule staminali a venire prelevate da un donatore, in due modi possibili: tramite il sangue periferico, come avviene durante un semplice prelievo, o direttamente dalle creste iliache. È bene ricordare che questo tipo di donazione può rappresentare l’unica opzione terapeutica per i pazienti colpiti da leucemie, linfomi o malattie autoimmuni.
“Il donatore dona a una persona sola: abbiamo un solo gemello genetico ma dopo il primo trapianto si può rimanere a disposizione per una seconda eventuale donazione – spiegano dall’associazione Admo – Inoltre la donazione è sempre anonima e gratuita ma se richiesto si può avere un piccolo contatto, seppur non diretto, tra paziente e donatore attraverso uno scambio epistolare debitamente privo di dati personali, per garantire l’anonimato”.
Perché si può donare dai 18 ai 35 anni? Il registro Admo ha bisogno di gente giovane e in forze, con un’attività cellulare molto attiva. Questo diminuisce il rischio di patologie che escludono la compatibilità di un donatore come malattie cardiovascolari, respiratorie, gastrointestinali, autoimmuni eccetera.
“Nel curriculum del donatore non servono denaro, bellezza o carisma: serve solo un animo generoso, e buona salute” concludono i relatori.
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