Quella volta che sui tetti di Asolo cadde un aereo: 103 anni fa l’aviazione italiana superava quella austriaca e iniziava la fine del primo conflitto mondiale

Erano quasi le tre della mattina del 29 luglio 1918, un boato scosse la notte di Asolo: un bimotore austriaco da bombardamento Gotha G. IV della Flik 102G fu abbattuto dalla contraerea italiana nelle prime ore del 29 luglio 1918.

Il velivolo si schiantò sui tetti del centro storico asolano, a fianco della cattedrale. L’esercito austroungarico in quell’estate 1918 versava in una situazione critica sia per le diserzioni numerose sia per i disordini in patria degli austriaci che protestavano per una fine immediata della guerra.

Nonostante questo, la Germania aveva imposto all’Austria di sferrare sul fronte italiano l’offensiva decisiva ma nella pianificazione del colpo finale all’Italia, sorse un’accesa disputa tra i generali Hötzendorf (comandante del settore trentino) e Borojević.

Hötzendorf riteneva più vantaggioso attaccare sul Grappa, mentre Borojević riteneva che la direttrice principale doveva puntare sulle Grave di Papadopoli, alle foci del Piave.

Alla fine, dalla corte viennese arrivò la decisione di autorizzare l’attacco da entrambi i settori, diluendo così le forze lungo tutto il fronte e indebolendo l’intero assalto: il 15 giugno 1918 cominciò l’offensiva austriaca (i libri di storia la chiamano “battaglia del solstizio”) ma i piani di quell’attacco erano ben noti al comandante in capo italiano Armando Diaz (glielo avevano spifferati alcuni disertori austriaci…) che infatti si fece trovare preparato con truppe fresche (i ragazzi del ’99) sulle posizioni dell’attacco.

Fu così che l’offensiva di Conrad sul monte Grappa si risolse quasi subito in un fallimento, con piccoli guadagni territoriali in poco tempo annullati dai contrattacchi italiani.

Sul Piave la situazione sembrò in un primo momento migliore per gli austriaci (le truppe di Borojević attraversarono il fiume e costituirono una serie di teste di ponte, in particolare nella zona del Montello, facendo passare nella destra Piave oltre 100.000 soldati in poche ore, ma le acque ingrossate dalle piogge e il fuoco dell’artiglieria italiana impedirono agli austriaci di consolidare le loro posizioni).

Il 19 giugno gli italiani era passati al contrattacco e già il giorno dopo gli austriaci cominciarono a ritirarsi: la battaglia del solstizio durò solo 8 giorni e segnò la fine di ogni velleità di conquista per gli austriaci che avevano lasciato sul campo 117.000 morti e 24.000 i prigionieri.

Ma per gli italiani non era ancora tempo di cantare vittoria: sia perché non arrivavano i richiesti aiuti statunitensi (arrivò solo il 332° reggimento di fanteria agli ordini del colonnello William Wallace) sia perché sul Piave in quella battaglia di metà giugno Diaz aveva subito perdite enormi (44mila morti e 43mila prigionieri).

Determinante per le forze italiane era stata, invece, l’aviazione, soprattutto nelle azioni d’appoggio tattico, di bombardamento e d’interdizione (anche se il 19 giugno, Francesco Baracca era stato abbattuto sul Montello…).

Anche l’aviazione austriaca aveva dei bombardieri come l’italiano Caproni, solo che il numero era molto esiguo e il loro contributo nella guerra aerea fu decisamente modesto, anche se nel mese di marzo e aprile del 1918 i tedeschi avevano inviato una trentina di Gotha a supporto delle forze armate austriache.

Ed era proprio un Gotha G.IV quello che cadde prima dell’alba del 29 luglio su Asolo, abbattuto dall’aviazione italiana: il bombardiere aveva una apertura alare di 23.70 metri; l’equipaggio era di tre persone e poteva portare un carico massimo di 400 chilogrammi di bombe.

Operava quasi esclusivamente di notte bombardando le principali città venete. La conquista della supremazia aerea italiana venne confermata pochi giorni dopo (9 agosto 1918) dal pacifico volo su Vienna di sette biplani monomotori SVA (guidati da Gabriele D’Annunzio) i quali lanciarono 50mila manifestini propagandistici (scritti in italiano “la vostra ora, o Viennesi, è passata…”) che compromisero il morale già abbattuto dei viennesi.

(Fonte: Giancarlo Cunial).
(Foto: Museo della Guerra di Rovereto – facebook di Giuseppe Piccolo).

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