Ricorre oggi, mercoledì, il triste anniversario della tragedia di Mattmark, in Svizzera.
Una catastrofe che fu fatale per 88 persone, tra cui 56 italiani (17 di questi furono bellunesi).
La “piccola” Svizzera accoglieva da sola quasi il 50 per cento dell’intero flusso migratorio italiano, dando occupazione a operai impegnati in grandi opere, come la diga di Mattmark. Ma il 30 agosto 1965, in pochi secondi, accadde l’irreparabile.
Due milioni di metri cubi di ghiaccio e di detriti, si staccarono alle 17.15 dal ghiacciaio dell’Allalin, in Vallese, che, in pochi secondi, distrussero il cantiere della diga di Mattmark, causando numerosi morti.
Come la tragedia delle miniere di Marcinelle, in Belgio, la tragedia determinò un momento di cesura nella storia dell’emigrazione italiana. Fu la provincia di Belluno, con 17 vittime, a essere la più colpita, insieme al Comune di San Giovanni in Fiore, in provincia di Cosenza, che perse 7 uomini.
Le vittime bellunesi:
Giancarlo Acquis – Belluno; Giovanni Baracco – Domegge di Cadore; Aldo Casal – Sospirolo, Fiorenzo Ciotti – Pieve di Cadore; Leo Coffen – Domegge di Cadore; Virginio Dal Borgo – Pieve d’Alpago; Lino D’Ambros – Seren del Grappa; Celestino Da Rech – Sedico; Silvio Da Rin – Domegge di Cadore; Arrigo De Michiel – Lorenzago; Igino Fedon – Domegge di Cadore; Mario Fiabane – Sedico; Pietro Lesana – Pieve di Cadore; Illio Pinazza – Domegge di Cadore; Rubelio Pinazza – Domegge di Cadore; Enzo Tabacchi – Pieve di Cadore; Giovanni Zasio – Sedico.
Le polemiche negli anni a venire
Le baracche erano state costruite “sulla traiettoria di caduta del ghiacciaio sospeso”. L’istruttoria per accertare se e quali responsabilità fossero individuabili per la sciagura durò 7 anni.
Al processo, nel 1972, i 17 imputati furono tutti prosciolti, e la sentenza di assoluzione venne confermata in appello dal tribunale cantonale del Vallese nel corso dello stesso anno. Alle famiglie delle vittime, che avevano proposto l’appello, fu addebitata la metà delle spese processuali.
Il ricordo del presidente della Regione Luca Zaia:
“Oggi come allora è vivo nel nostro cuore il ricordo, il dolore, la gratitudine per i tanti caduti bellunesi nell’ennesima tragedia dell’emigrazione operosa che vide protagonisti i veneti, eroi semplici che volevano unicamente un futuro megliore per sé e le proprie famiglie, trovando invece dal destino una tragica risposta” afferma il presidente della Regione Veneto Luca Zaia.
“Anche il loro sacrificio contribuì a far diventare il Veneto ciò che è ora, e il Veneto, grato e orgoglioso, li ricorda” conclude.
(Foto: Wikipedia).
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