Da Sopracroda, frazione di Belluno nella quale ha scelto di abitare il nuovo sindaco Oscar De Pellegrin, si gode di un’ampia visuale sui territori meno conosciuti della “città splendente”: un’area comunale vasta centocinquanta chilometri quadrati, che alterna le possibilità e le esigenze di una città alle difficoltà e al quieto vivere di una località isolata e poco popolosa, benché collegata verticalmente ad altre città trevigiane grazie all’autostrada A27.
Dopo una carriera da sportivo, la partecipazione a ben sei Paraolimpiadi e vari incarichi istituzionali e dirigenziali nel settore dello sport e nel sociale, De Pellegrin ha scelto di lanciarsi in politica e la città lo ha scelto come sindaco. Oggi, finalmente stabilito nel suo studio di Palazzo Rosso, può rispondere ad alcune domande su Belluno e le sue prospettive, da qui al 2026.
Prima di pensarsi sindaco come vedeva questa città?
Belluno è la mia città natale e perciò posso dire di conoscerla abbastanza bene. È sicuramente ancora un’isola felice, però negli ultimi decenni sicuramente era sorta qualche problematica in più. Specialmente si riscontrava una maggiore difficoltà nell’offerta di opportunità ai giovani. C’è stato anche un netto cambiamento della società. Alcune di queste problematiche le avevo già individuate ma non approfondite, in quanto cittadino. Mi ha spinto a candidarmi sindaco proprio l’amore per la mia città e la volontà di condividere e focalizzare questi problemi assieme alla mia squadra, per mettermi a disposizione e cercare per quanto possibile di dare delle risposte.
Che filosofia avete deciso di adottare nel comunicare con i cittadini?
Soprattutto la nostra volontà è quella di aprire un dialogo con la comunità: credo che in questi anni ci sia stato ben poco dialogo e invece la nostra gente ha bisogno soprattutto di questo. Per due anni siamo stati nelle nostre case, lontani, a tutti i livelli. Noi abbiamo cercato di portare un progetto di comunicazione tra amministrazione e cittadini. C’è da dire che siamo ben consapevoli che la bacchetta magica non ce l’avremo neanche noi.
Dal punto di vista delle infrastrutture e dei progetti, quali sono i più rilevanti già a calendario?
Per fortuna, l’amministrazione precedente ha fatto tutto l’iter per essere presenti e partecipare a ogni fondo PNRR e di rigenerazione urbana. Abbiamo ben tredici interventi da fare su strutture comunali, da scuole a vecchi palazzi e ambienti da riqualificare. Per esempio, l’ex caserma dei Vigili del fuoco, che rappresenta un intervento davvero importante. Questo ci porta da una parte a essere contenti, perché questi interventi possono davvero cambiare il volto della città, dall’altra tutti questi progetti mettono sotto pressione la macchina comunale. Ben tredici progetti con scadenza nel 2026 non sono semplici da portare avanti.
Dal punto di vista demografico, com’è messa la città di Belluno?
Tutta la provincia soffre del trend di diminuzione degli abitanti. Belluno, in quanto città, è quella che soffre un po’ meno rispetto agli altri paesi. Se andiamo a verificare l’indice di calo demografico, è in costante discesa e questo non è un buon indicatore, così come non lo è se i giovani escono da Belluno per esprimere le loro idee e il loro potenziale. Attraverso l’innovazione e il coinvolgimento dobbiamo trovare la possibilità di farli rimanere. Anche perché possiamo dire che la qualità della vita qui è veramente eccellente rispetto ad altre zone. Tra questa leva, le loro competenze e anche alcune strategie politiche potremmo cercare di rallentare questa tendenza.
Parlando di giovani, c’è chi cerca lavoro fuori ma anche chi cerca nuove leve nel territorio. Da quali settori vengono le richieste più impellenti?
I giovani vengono attratti dalle università, dai poli di studio. Belluno purtroppo non è ancora una città universitaria. Abbiamo soltanto questo inizio con la Luiss Business School, un progetto tra Comune e Confindustria, che dovremmo rafforzare per dare una possibilità ai nostri giovani di fermarsi e a chi viene da fuori di venire qui a studiare e portare così dell’indotto nella nostra città. L’idea poi è quella di puntare su indirizzi di studio e formazione che possano andare incontro alle esigenze delle nostre aziende.
Per lei è stato molto importante lo sport, può esserlo anche per questa città? Mi riferisco alle Olimpiadi del 2026, in cui Belluno sarà un nodo importante per la viabilità tra Milano e Cortina.
Sicuramente lo sport a tutti i livelli è un fattore che porta comunque delle positività. Suggerisce dei valori e porta i ragazzi a crescere in maniera più sana, preservandoli dalle tentazioni che questa società purtroppo offre. Dall’attività di base in su, cerchiamo di stare vicini alla associazione anche a livello di strutture. Stiamo mettendo in atto la progettazione di una nuova palestra di 1300 metri quadri per dare la possibilità anche a queste associazioni di creare più indotto. Quando arriveranno questi eventi unici al mondo, come le Olimpiadi e le Paraolimpiadi, non possiamo ecco che lavorare in sinergia con la provincia, cercando di far passare da questa parte anche qualche evento che preceda i grandi appuntamenti sportivi”.
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