“Il territorio bellunese può essere l’anello di congiunzione tra nord e sud, ma anche tra est e ovest nella rete delle grandi ciclabili. Per noi la ciclabilità rappresenta uno strumento non solo di valorizzazione della montagna, ma anche di mobilità alternativa”.
Lo dice il consigliere provinciale delegato alle infrastrutture e alla viabilità Fabio Luchetta, in merito al piano regionale della mobilità ciclabile, approvato a inizio marzo dalla giunta di Palazzo Balbi.
Nei giorni scorsi la Provincia ha incontrato – insieme alla rappresentanza di tutte le Unioni montane bellunesi, della Dmo, del Consorzio Bim Piave, del Comune capoluogo, e della Fiab – i tecnici della Regione, per analizzare in maniera approfondita il piano. E in queste settimane gli uffici provinciali stanno preparando un documento di sintesi che raccoglie tutte le osservazioni pervenute dal territorio, da far giungere a Venezia al fine di integrare il piano regionale.
Numerosi i rilievi raccolti dalle Unioni montane, finalizzati a proporre in maniera costruttiva integrazioni e modifiche. A partire dall’idea di condividere con la Regione non solo la realizzazione delle infrastrutture ciclabili, ma anche la loro manutenzione ordinaria.
“È stata sollevata anche la necessità di rivedere le pendenze massime consentite per la realizzazione di nuovi tracciati – sottolinea il consigliere Luchetta -. E la questione relativa ai costi e alle tipologie di costruzione, che in montagna hanno valori diversi rispetto alla pianura. Ogni territorio ha poi portato alla discussione i suoi elementi peculiari”.
Dal Cadore-Comelico ad esempio è arrivato l’auspicio di inserire le nuove opere – realizzate o in fase di progettazione avanzata – all’interno del piano.
“Oggi il documento regionale non prevede nulla per le nostre aree – afferma la sindaca di Vigo di Cadore, Silvia Calligaro. – I Comuni, con fondi di confine e fondi Letta hanno messo in piedi un vasto programma che prevede la nuova ciclabile attorno al lago di Centro Cadore, oltre alla già realizzata prosecuzione da Auronzo a Misurina e a Carbonin. Il Cadore e il Comelico possono essere inseriti nella ciclabilità sovraregionale come anello di congiunzione della Monaco-Venezia, ma anche come punto di contatto est-ovest della Salisburgo-Grado”.
È emerso anche il tema del finanziamento, per le nuove opere, per la manutenzione e per il completamento delle ricostruzioni post-Vaia.
“Il piano regionale è ben strutturato, ma mancano certezze sulle risorse a disposizione – dice Gianni Burigo, presidente dell’Um Longarone-Cadore-Zoldo. – Abbiamo la necessità di una definizione chiara sulla manutenzione ordinaria, anche in termini di sicurezza per gli utenti, e sugli interventi di lunga durata, che devono tener conto delle condizioni della montagna; penso ad esempio alle indicazioni di fare piste in terra battuta o in ghiaia, tipologie adatte alla pianura ma non certo alle nostre quote. Infine, vanno inserite nel piano anche le aree oggi escluse: non solo Cadore e Comelico, ma anche Feltre e Agordino”.
Da parte della Dmo Dolomiti è stato chiesto di analizzare le criticità infrastrutturali e i punti di maggior pericolosità nell’intersezione con la viabilità, e di migliorare la tabulazione informativa e i cartelli.
“La promozione e la valorizzazione del prodotto passa anche da qui – afferma Elisa Calcamuggi, responsabile marketing di Dmo Dolomiti. – Oggi il cicloturismo è un importantissimo elemento dell’offerta di un territorio, e pedalare su piste con scorci dolomitici è sicuramente un valore aggiunto per richiamare visitatori da tutto il mondo”.
“Tutte queste osservazioni saranno raccolte ed elaborate in un documento che manderemo in Regione, ma fin da subito mostrano il grande interesse del territorio rispetto al tema della mobilità ciclistica – aggiunge il consigliere Luchetta. – Il territorio ha trovato ampia condivisione e dopo la stagione – per fortuna passata – in cui si facevano piccoli percorsi ciclabili chiusi all’interno dei singoli Comuni, oggi si ragiona di grandi dorsali ciclabili, collegate non solo internamente ma anche esternamente al nostro territorio. C’è la volontà di costruire un vettore per il turismo, e di dare uno sviluppo che possa contrastare lo spopolamento delle terre alte”.
(Foto: web).
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