Creare eco-sistemi competitivi nei territori periferici: una ricerca per le aree interne di Treviso e Belluno

Mario Pozza 

Oggi martedì si è svolto in Camera di Commercio un convegno nel quale sono stati presentati gli esiti di un’importante ricerca svolta dall’Osservatorio Economico, con il supporto scientifico dell’Università Ca’ Foscari Venezia e con il contributo finanziario dello stesso Ente camerale.

La domanda di partenza a cui la ricerca ha cercato di fornire risposte è richiamata dallo stesso titolo del convegno: a quali condizioni possiamo “creare eco-sistemi competitivi nei territori periferici”? Una domanda quanto mai urgente, che prende corpo alla luce di tre tendenze.

La prima: si stanno ampliando i divari fra territori attrattivi, in particolare i principali centri metropolitani, e le regioni periferiche, comprese quelle in passato protagoniste dello sviluppo manifatturiero. La condizione di perifericità, aggravata dalle dinamiche demografiche, è un fattore di rischio che riguarda oggi alcune aree interne del Veneto, in particolare nella montagna bellunese, ma può estendersi ad altri territori della regione.

La seconda: la vocazione manifatturiera, pur restando importante, non è più da sola sufficiente ad assicurare per il futuro sviluppo e buona occupazione. Il tradizionale “saper fare” dei distretti industriali rischia di essere spiazzato dall’accelerazione tecnologica in corso, lasciando al territorio quote ridotte di valore aggiunto, mentre le imprese leader posizionano nei centri metropolitani i servizi intangibili e più remunerativi – ricerca, design, marketing, finanza – che attirano talenti e investimenti esteri. Ne discende anche un avvitamento del mercato del lavoro su mansioni operative, che i giovani non vogliono più occupare.

La terza: per quanto il turismo sia un settore in crescita, non è tuttavia da solo in grado di rilanciare lo sviluppo delle aree interne. Se da un lato anche il turismo esprime in prevalenza attività a basso valore aggiunto, dall’altro – come mostrano i fenomeni dell’overtourism e degli affitti brevi – contribuisce a creare tensioni sui prezzi di beni essenziali, in primis della casa, generando possibili conflitti con le comunità di residenti.

A partire da queste considerazioni il convegno ha cercato di indicare le condizioni per creare “ecosistemi competitivi” nelle aree interne, facendo leva su alcuni fattori necessari ad accrescere il valore aggiunto e generale lavori più attrattivi per i giovani.

Attraverso le indicazioni raccolte dai soggetti più attivi del territorio, e sulla base di alcune esperienze nazionali ed internazionali di successo, nel convegno si è in particolare discusso di cinque fattori chiave per una politica industriale delle aree interne:

  1. innovazione delle filiere produttive esistenti, incentivando lo sviluppo di servizi, tecnologie e nuovi modelli di business;
  2. attrazione selettiva di investimenti esteri, anche al fine di favorire la crescita delle attività a maggior contenuto tecnologico;
  3. centralità della formazione tecnica, politecnica e universitaria, creando collegamenti più stretti con la domanda di nuove conoscenze produttive delle imprese e dei territori;
  4. finanza locale orientata allo sviluppo e all’innovazione, il cui obiettivo sia favorire la rigenerazione del tessuto imprenditoriale, promuovendo un ruolo più attivo delle stesse imprese maggiori (corporate entrepreneurship);
  5. sviluppo di reti di servizi urbani e di una politica per la residenzialità rivolta ai lavoratori e agli studenti.

Il commento di Mario Pozza, presidente della Camera di Commercio di Treviso e Belluno | Dolomiti:

“Si è trattato di un percorso di ricerca di quasi due anni basato anche sull’ampio ascolto delle imprese dei nostri territori, grandi e piccole, e delle associazioni imprenditoriali di riferimento. I diversi elementi raccolti trovano sintesi in questo convegno che già dal titolo lancia una sfida molto impegnativa, ma quanto mai necessaria per stare al passo con i cambiamenti che stanno avvenendo negli scenari globali.

Certo – continua Pozza – si fa fatica a pensare che sia a rischio un modello di sviluppo che ci ha assicurato successi e prosperità da ormai quarant’anni. Ma questo è il compito di chi fa ricerca. Prefigurare scenari. Identificare minacce e opportunità. Non si tratta del resto di rinnegare il nostro passato, le nostre eccellenze. Occorre però comprendere su quali fattori agire per valorizzarle al meglio. E capire al tempo stesso cosa cambiare. Per tempo, con coraggio. In discontinuità rispetto al passato, rispetto alla tentazione, pericolosa, di appagarci del nostro passato. A tutti i livelli: dalle imprese, ai corpi intermedi facilitatori dello sviluppo, alle istituzioni.

Credo sia questo il lascito più importante della ricerca e del convegno – conclude Pozza. Con una serie di temi che ritengo doveroso mantenere in agenda. Visto anche l’alto livello della discussione in Tavola Rotonda, con i rappresentanti delle associazioni di categoria regionali. Per fare meglio le cose che facciamo, portandole a sistema con più efficacia. Per farle di nuove. E per avere un’importante base di discussione e di indirizzo per quello che sarà il nuovo ciclo amministrativo regionale”.

Questo il commento di Ivo Nardi, presidente dell’Osservatorio economico sociale di Treviso e Belluno:

“Come imprenditore ancor prima che come presidente dell’Osservatorio, mi fa molto piacere presentare una ricerca che non solo rende consapevoli degli scenari globali e dei loro impatti sui nostri territori, ma fornisce indirizzi per agirli nel concreto, per governare il cambiamento necessario. Ma non è qualcosa che abbiamo calato dall’alto perché le evidenze della ricerca nascono certo da analisi desk, ma anche da un profondo ascolto dei territori”.

Snocciola numeri importanti il presidente Nardi: “Abbiamo intervistato 30 aziende capo filiera nelle province di Treviso e Belluno, di cui metà multinazionali. Abbiamo svolto 4 focus group mettendo a confronto quasi 40 imprese artigiane, quelle delle nicchie di eccellenza e quelle che stanno in mezzo alle filiere e ne vivono i cambiamenti con tutta una serie di inevitabili asimmetrie. Abbiamo realizzato 5 workshop tematici: sugli investimenti esteri, sul turismo sostenibile, sull’alta formazione, sui servizi per l’ambiente, sulle previsioni demografiche che ci attendono per i prossimi 5-10 anni, accentuando la difficoltà di reperimento di personale.

La scaletta di questo convegno – conclude Nardi – è il nostro tentativo di restituire questa grande mole di dati e riflessioni raccolti. Anche con l’aiuto di importanti relatori ospiti che sono venuti a raccontarci delle case histories che, in sostanza, ci dicono: “Si può fare! Anche da noi””.

(Autore: Redazione di Qdpnews.it)
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