Giovedì la piccola frazione di Puos d’Alpago si popolerà come raramente accade in un paesino così piccolo e discreto del Bellunese: il funerale di Walter Locatello si terrà alle 15.00 nella chiesa arcipretale, che dista meno di cinquecento metri dalla sua casa e dal punto in cui l’acqua lo ha trascinato via, quella fatidica sera di giovedì scorso. Ci saranno sua moglie Sybil, suo padre Giacinto e sua madre Carla, con il piccolo Martino, che ancora – forse, per fortuna – non ha l’età per comprendere una sofferenza così lancinante.
Le acque del lago di Santa Croce non sono ancora limpide, c’è ancora fango sui sentieri, e quel torrente che passa vicino a casa sua non è ancora del tutto tranquillo: così come non si danno pace quei colleghi dei distaccamenti del Comando VVF di Belluno e del Soccorso alpino che lo hanno tanto cercato, per tutta la notte, sotto la pioggia, senza arrendersi davanti alla graduale probabilità di trovarlo senza vita.
Durante le ricerche, in paese – naturalmente – non si parlava che di lui e di quel destino così cinico: di come un Vigile del fuoco, con tutti i rischi che corre nella sua professione, possa morire così a due passi da casa, per una distrazione, per un muretto bagnato, per un torrente impetuoso, mentre tenta di mettere in sicurezza la casa di famiglia. “Era persona autentica – ci raccontano in paese, – bravo nel suo lavoro e gentile con chiunque”.
Quarantaquattrenne, pompiere di professione, abile con i macchinari ma anche con le persone, Walter era papà soltanto da agosto e ha avuto poco tempo per conoscere Martino, il suo primogenito. La comunità di Puos e gli amici, la moglie e i suoceri Giosuè e Maria Teresa, il cognato Daniel e ancora gli zii, i cugini e gli altri parenti, ma anche le istituzioni e i colleghi che hanno lavorato con lui, rinnoveranno la promessa di trasferire i valori in cui credeva Walter a suo figlio, sperando che cresca coraggioso e autentico come lui.
(Foto: Onoranze Funebri De March).
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