“La traiettoria” per diventare coraggiosi, senza sconti: l’autobiografia di Alessandro Benetton come incontro tra giovani “privilegiati” e self-made man 

Secondo il dizionario Zanichelli, si definisce “traiettoria” l’insieme dei punti attraverso i quali passa un punto materiale durante il suo moto: secondo l’interpretazione di Alessandro Benetton, quel punto siamo noi e le esperienze, gli imprevisti, i successi, i fallimenti, gli amori, le ferite, le strette di mano, le scelte fatte su due piedi e quelle ragionate, le sgridate, gli incoraggiamenti rappresentano quella oscillante linea tratteggiata su cui ci muoviamo ogni giorno.

La strada percorsa da Benetton ragazzo e poi uomo, descritta da questo volume biografico con un’intimità coinvolgente, trova un punto d’incontro tra quelle generazioni di imprenditori che si sono fatti da soli e quelle di quei giovani che, oggettivamente privilegiati, devono trovare la propria strada, talvolta infrangendo le regole o allontanandosi dalle comodità. 

Di questo si è parlato alla presentazione di “La traiettoria”, ieri sera giovedì, all’Alexander Girardi Hall di Cortina, con l’autore, il direttore del quotidiano L’Arena di Verona Massimo Mamoli e Francesco Chiamulera, responsabile del festival “Una montagna di libri”.

Si potrebbe dire che proprio a Cortina d’Ampezzo, in effetti, inizia a mostrarsi la traiettoria di Alessandro Benetton, città dove il protagonista sperimenta la prima forma d’indipendenza, dove conosce il primo amore e dove comprende a pieno il valore del lavoro, del denaro e cresce con nuove consapevolezze.

Leggendo l’opera si scopre, per esempio, che il giovane Alessandro ha lustrato scarpe e portato mazze al Golf Club per racimolare qualche denaro: “Avevo dieci o dodici anni – ha raccontato l’autore alla platea – Un giorno mio padre viene a casa e, come tutti gli uomini che vogliono formare il proprio figlio, dice a me e a mio fratello Mauro, di seguire l’esempio di un altro ragazzino, figlio di un signore che lavorava in casa da noi, e andare a portare le mazze ai giocatori al Golf Club. Così scendiamo da questa collina in alto e ci mettiamo a lavorare, lustrando scarpe e portando mazze per tutto il giorno. Dopo quindici giorni, io e mio fratello eravamo entusiasti delle mance ottenute, così mio padre orgoglioso ci porta a festeggiare. Ci porta a comprare delle pedule nuove e ce le fa pagare con il nostro tesoretto. È stato un grande insegnamento per me, mi dispiace non aver tenuto quelle scarpe”. 

Nel libro l’autore ha raccontato spesso del rigore del “signor Luciano”, di come abbia tentato sempre di metterlo alla prova, ma anche dei suoi insegnamenti durante l’adolescenza; d’altra parte, non ha preso le distanze dall’affetto costante della sua famiglia, nonostante il rigore richiesto e la dedizione assoluta al lavoro. “Cortina è sempre stata importante per me e vedo che lo è anche per i miei figli. È stata una vera emozione specialmente prima al firmacopie alla Cooperativa: un tempo era il luogo dove andavamo a scaldarci quando faceva troppo freddo per stare all’esterno”.

Nel libro ovviamente si parla anche di scelte d’impresa, senza mai scendere nel tecnico, come nell’episodio in cui – tra l’altro dalla Clemi (Al Castelletto a Pedeguarda di Follina) – Alessandro vede negli occhi di suo padre la richiesta di un’alternativa, di una soluzione, in un momento in cui l’economia globale sta decisamente cambiando.

Anche lo sport è stato un passaggio importante nella traiettoria di Benetton: questo aspetto viene descritto anche in un capitolo dedicato all’attività sportiva vicino al lago di Santa Croce, dove l’imprenditore va ad allenarsi in kitesurf tra un impegno e l’altro.

“Quando finisco l’attività, dopo un’ora sono già alla mia scrivania ma il vento l’ho portato con me”. Il giornalista Massimo Mamoli ha commentato il titolo dicendo che sarebbe stato più corretto “Le traiettorie”, proprio perché ognuno di noi ha la sua. 

Chiediamo però all’autore come e quando è possibile riconoscere questa traiettoria, anche considerando che i giovani oggi vengono spesso considerati “troppo” fortunati: “Non c’è un’età precisa, di sicuro c’è un’indole che va animata fin da piccoli, ovvero quella di essere coraggiosi. La ricetta più importante è quella di farsi sempre tante domande e non demordere, guardare avanti e cercare di stare vicino a chi ti vuole bene, dove il bene è inteso come il metterti in condizioni di affrontare tutte le prove che devi affrontare senza sconti, anche se hai qualche privilegio”. 

(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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