Non si può dire che l’itinerario che porta a Stabin sia canonicamente “bello”, nonostante si venga sorpresi a tratti da ampi scorci sulle Dolomiti. La passeggiata non è impegnativa, a tratti misteriosa e soprattutto poco frequentata, cosa gradita da chi, quando va a fare un’escursione, vuole incontrare meno gente possibile. Infatti questa località, che si raggiunge a piedi da una salita ripidissima che si diparte dalla statale che porta a Misurina, è un luogo “sfortunato”, di cui si parla poco.
A Stabin sono morte alcune persone nel tempo, in modi diversi, da prima della Seconda guerra mondiale fino a tempi più recenti. In quest’articolo cercheremo di portare loro rispetto, ricordando nello stesso tempo, il senso delle testimonianze che l’escursionista vedrà spuntare fra l’erba, ormai consumate dal tempo e dai più dimenticate.
La strada che porta a Stabin è inizialmente asfaltata, in questo tratto di percorso ci si imbatte nel primo ricordo eretto in memoria di un Auronzano deceduto in quel luogo. Si raggiunge, proseguendo, un tratto che conduce alla piana chiamata “Pian de le Breute”, circondata da un bosco muschioso e umido.
Lì si trova un’altra testimonianza segnalata da una piccola croce in ferro: un uomo, nel 1937, stava percorrendo quella strada con la figlia e un cavallo da soma, quando improvvisamente si sentì male e morì in quel punto.
Proseguendo, la strada è sterrata e sconnessa, essa sale con stretti tornati a gomito. Si arriva quindi a un bivio dove un cartello indica Stabin verso sinistra e Valscura verso destra. La carrabile che porta alla prima mèta è piacevole e non troppo impegnativa, sebbene in salita.
Il ruscello Rio dei Mulini la attraversa. Al termine della salita si giunge a un tratto pianeggiante, esposto verso le svettanti guglie e i massicci imponenti delle Marmarole. La strada è costeggiata da una serie di baite, un tempo fienili per il ricovero del fieno e sorte sul margine di un ripido pendio.
La passeggiata si interrompe una volta raggiunto un bacino idrico dell’Enel completamente fatto di cemento e circondato da un’alta recinzione. Non si può dire che lo specchio d’acqua renda il luogo più ameno, ma risulta al contempo affascinante perché apparentemente fuori contesto.
La recinzione è stata eretta per un buon motivo: in quel lago è affogato un uomo. A ricordare l’incidente sul bordo del bacino c’è un vasetto di terracotta con una croce nel quale qualche mano amica a volte mette dei fiori.
Aggirando il laghetto, sulla sinistra, la traccia di sentiero porta in un bosco segreto, a strapiombo sulla valle.
Si tratta di un’area particolare per la vegetazione costituita da faggi secolari, oggi in parte abbattuti dai violenti fenomeni atmosferici che imperversano anche nel nostro ambiente. Il territorio, qui, presenta delle cavità, piccole grotte che si aprono nel sottosuolo, in alcune l’acqua è penetrata, mentre altre sono asciutte.
All’interno di una delle grotte allagate è possibile trovare qualche oggetto ma non avventuratevi, non vi è nulla che sia di valore.
A pochi passi da lì il bosco cambia aspetto: ai faggi si sostituiscono gli abeti rossi. Camminando nel bosco si raggiunge una lapide che ricorda un’incidente di caccia negli anni Ottanta.
Da Stabin, allungando un po’ la camminata, si raggiunge la Valscura. In questo luogo, probabilmente in un vecchio fienile, avevano trovato rifugio dei partigiani durante il secondo conflitto mondiale. In quella zona trovò la morte un prigioniero tedesco.
Quando, in autunno, il sole tramonta nel primo pomeriggio in tutta la Val D’Ansiei, Stabin è ancora illuminata e regala alla vista il colore delle foglie dei suoi faggi e all’udito i bramiti dei cervi. Allora, a prescindere dalle sventure del passato, vale veramente la pena di scoprirne la bellezza.
(Foto: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
#Qdpnews.it