Non riuscivano ad accettare il fidanzatino della figlia 13enne, per questo lo avrebbero segregato dopo averlo scoperto nella stanza della ragazzina.
Arrivando a picchiarlo con una mazza da baseball e a impedirgli di uscire anche quando alla porta si era presentata sua madre. Questa l’accusa della quale devono rispondere due quarantenni: la madre e il patrigno della 13enne finiti alla sbarra per sequestro di persona e lesioni.
Una vicenda arrivata in tribunale a Treviso a otto anni di distanza dai fatti. Che si sarebbero infatti svolti nel 2012 quando la giovane presunta vittima, il 14enne di origine marocchina, frequentava la scuola media. Dove si erano conosciuti e messi insieme.
Una storia da adolescenti che, secondo quanto ha riferito ieri in aula la vittima ormai ventenne, era sempre stata osteggiata dai genitori della giovane: “Erano razzisti e non mi volevano per le mie origini”.
Per questo lei lo vedeva di nascosto. Come il giorno della presunta aggressione, quando lo avrebbe invitato a casa mentre i genitori non c’erano. Ma i due imputati erano rientrati prima e così sarebbe scoppiato il finimondo.
“Il patrigno mi ha chiuso nella camera della mia ragazza e mi ha minacciato con un fucile. Poi è arrivata la madre con una mazza da baseball e con quella lui mi ha colpito alle gambe”. Nel frattempo la mamma del 13enne, preoccupata perché non era rientrato a casa, lo stava cercando ovunque e si era presentata con i carabinieri a casa della fidanzatina.
I due non avrebbero aperto e avrebbero fatto uscire il 13enne da una porta secondaria. La madre lo ha trovato poco dopo per strada e lo ha convinto ad andare dai carabinieri che hanno subito raggiunto l’abitazione e sequestrato il fucile e la mazza da baseball.
“Mio padre cercava solo di proteggermi – ha spiegato in aula la fidanzatina negando le violenze -, lui non era una buona compagnia per me e si comportava male”. I due imputati, difesi dall’avvocato Paolo Reginato respingono le accuse.
(Fonte: Redazione Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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