Sarebbe dovuto rientrare a Caerano di San Marco, suo paese d’origine, il 18 marzo ma, a causa dell’emergenza Coronavirus, è stato costretto ad anticipare il suo volo e a rientrare in Italia prima, sabato 14 marzo, fra mille ostacoli e peripezie. Quello che ci racconta Mauro Marconato – così si chiama il protagonista della vicenda – potrebbe sembrare di primo acchito la trama di un romanzo picaresco o d’avventura, tanti sono i colpi di scena, ma così non è.
Mauro era partito per l’India il 21 febbraio, assieme alla moglie Giuliana, per poter vivere, i primi 9 giorni, un’esperienza di volontariato nell’orfanotrofio gestito principalmente dall’onlus Mammy&Daddy e, nelle ultime due settimane, un tour alla scoperta dell’affascinante territorio indiano del Karnataka.
Cosa è successo esattamente in quegli ultimi concitati giorni? “Mentre il viaggio proseguiva, mercoledì 11 marzo vengo informato che la compagnia Emirates sta cancellando i voli per Venezia. Decido allora di cambiare volo, ma dopo poco vengo a sapere che l’aeroporto di partenza blocca l’accesso agli Italiani. Una situazione difficile, sempre più esasperante col passare dei giorni, delle ore, dei minuti. A questo punto cambiamo volo un’altra volta, da Bangalore per Bologna, prima per il 15 marzo, poi ancora per il 13. Ma, arrivati all’aeroporto in tarda serata, apprendiamo che il previsto volo per Bologna è stato cancellato”.
“La situazione si fa preoccupante – continua – . Chiediamo allora il volo per Roma, ma poco dopo ci comunicano che non c’è posto. Ci propongono il volo solo fino a Dubai e poi… si vedrà. Meglio di no! Dopo trattative infinite, grazie all’intervento benemerito di un gentile e benedetto “responsabile” della Emirates, otteniamo finalmente, dopo 4 ore complessive, di partire per Francoforte gratis…”
Insomma, una “prigionia” scampata per poco, un epilogo aberrante di un’avventura che forse valeva comunque la pena di vivere?
“L’esperienza è stata molto bella, anche se faticosa, data l’età avanzata. Nei primi 9 giorni ho fatto il nonno, con i bimbi da 0 a 4 anni, ed ho anche potuto immaginare la vita della figlia che avevo adottato nei primi suoi due anni di vita. I sorrisi dei bambini, i loro occhi lucenti, il loro correrti incontro, per abbracciarti o salirti in braccio, il loro prenderti per mano, mentre li accompagni a scuola o a passeggio, la loro gioia e vivacità nei giochi o nelle povere giostre ed altalene, sono state impagabili. A vivere con loro, anche se per pochi giorni, ti senti un po’ in colpa per un tuo destino diverso, in un mondo altro, senza abbandoni, solitudini, affetti familiari, prospettive di vita sicura, e non puoi che metterti in discussione, tu ed il mondo in cui vivi”.
Da ciò che dice, emerge un quadro infantile e giovanile ben diverso da quello cui siamo abituati oggi…
“Sì, ho visto bambini spontanei, per niente viziati, buoni ed obbedienti, capaci di incantarsi davanti ad un fazzoletto di carta, ad un palloncino, ad un paio di occhiali, un anello, una catenina, una macchina fotografica, di entusiasmarsi per un giorno al mare, dove sguazzare nell’acqua felici, o di mangiare senza fare tante storie i soliti piatti di riso sempre uguali o anche di essere lavati e vestiti e poi messi a letto senza fiatare, con solo qualche minuto al giorno di cartoni animati in Tv.
Cosa può insegnare un’esperienza simile, anche in riferimento a quello che stiamo vivendo noi oggi a causa dell’emergenza Covid-19?
“Credo che un’esperienza di volontariato, un aiuto concreto dato a questi bambini e ragazzi, farebbe bene a tutti e riscatterebbe tanti miei contemporanei e concittadini da quell’atmosfera un po’ cinica e poco solidale che caratterizza sempre di più l’Italia di oggi, ma dalla quale, a causa del coronavirus, spero si riesca ad uscire definitivamente. I segnali ci sono e mi auguro che siano di buon auspicio”.
(Fonte: Sara Surian © Qdpnews.it).
(Foto: per concessione di Mauro Marconato).
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