Disinfezione, disinfestazione e rispetto dell’ambiente: la guerra quotidiana di Kaptura a virus, batteri e funghi

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La battaglia quotidiana contro la diffusione del Covid-19, ma anche di qualsiasi altro tipo di virus, passa prima di tutto dalla prevenzione, dalla pulizia e dalla sanificazione degli ambienti di lavoro e dei luoghi dove si passa la maggior parte del proprio tempo.

L’azienda Kaptura di Caerano San Marco, specializzata nelle disinfestazioni, in questi giorni di emergenza è impegnata anche in operazioni di disinfezione, per venire incontro alle crescenti richieste di chi vuole assicurarsi che la propria attività possa ripartire in sicurezza dopo la fine di questo periodo di limitazioni e restrizioni per fermare il contagio.

La titolare dell’azienda, Patrizia Pozzobon, ha voluto fare un po’ di chiarezza partendo dalla spiegazione della differenza tra disinfestazione e disinfezione.

“La disinfestazione – ha specificato Patrizia Pozzobon – è un insieme di azioni rivolte ad animali e insetti per ridurne la presenza quando questa può mettere a repentaglio la salute psicologica e fisica delle persone. La disinfezione, invece, è un altro genere di attività che può essere svolta dall’azienda che fa pulizie e disinfestazione. È un insieme di azioni volte a disinfettare l’ambiente, le superfici e gli oggetti, ovvero debellare o ridurre al minimo possibile la presenza di agenti patogeni come i virus, i batteri, i funghi, le muffe e le spore, quindi non animali”.

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“Stanno arrivando dal territorio delle richieste per la disinfezione – prosegue la titolare di Kaptura – ma devo dire che me ne aspettavo di più. In realtà le aziende hanno chiuso e quindi, anziché approfittare di questo periodo di assenza di personale per le operazioni di disinfezione, stanno aspettando. Io, aderendo all’iniziativa dell’associazione di categoria Aidpi (Associazione delle imprese di disinfestazione professionale italiane), ho mandato una lettera alla protezione civile del territorio mettendo a disposizione l’azienda, essendo fornita di attrezzatura e di personale formato per affrontare questo genere di interventi”.

Per locali di piccole dimensioni – aggiunge -, rispettando le condizioni di sicurezza, per la disinfezione è sempre opportuno che ci siano due operatori. In televisione si vedono delle scene, girate soprattutto in Cina, di cannoni che erogano di tutto. La mia preoccupazione è dove vadano a finire queste sostanze. Ora, infatti, non dobbiamo farci prendere dalla follia e dobbiamo fare un ragionamento a lungo termine. Cerchiamo di disinfettare le panchine e i luoghi dove le persone si siedono o dove le persone possono mettere le mani. Noi ci teniamo a far presente che il rispetto dell’ambiente è fondamentale, soprattutto in queste circostanze”.

“La mia azienda – conclude Patrizia Pozzobon – propone una prima fase, che è completamente ecologica, con la sanificazione con erogazione di calore. Vapore sovrasaturo da 105 gradi a 180 gradi, ma solo dove possibile perché si rischia di rovinare le cose. Poi c’è la disinfezione meccanica, ovvero il disinfettante, seguendo le linee guida che ha emanato il Ministero della Salute, in parti come la tastiera del computer, la cornetta del telefono o le superfici dove le persone lavorano (banco del bar, tavoli e seggiole). Dopodiché, noi saturiamo l’ambiente con una nebbia di sostanza disinfettante per arrivare alle pareti verticali, alle tende e a tutte quelle parti che, con gli altri due sistemi, non abbiamo raggiunto. Io consiglio sempre di utilizzare la carta invece dei panni, perché poi bisogna lavarli con tutte le complicazioni del caso, senza dimenticare il problema dello smaltimento corretto di questi rifiuti”.

(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto e Video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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