Nella giornata internazionale dei diritti delle donne, la sala comunale A del Centro sociale di Cappella Maggiore, alle spalle del municipio, è stata intitolata a Tina Anselmi, prima donna Ministro nella storia della Repubblica italiana, alla presenza di tante persone del paese e di comuni circostanti.
L’amministrazione Barazza e la cittadinanza ieri sera, 9 marzo, hanno reso omaggio alla politica originaria di Castelfranco Veneto, mancata nel 2016 dopo una vita dedicata fin da 17enne nelle file della Resistenza, poi come sindacalista, parlamentare dal 1968, sottosegretario e quindi Ministro al Lavoro e poi alla Sanità.
La serata, coordinata dalla consigliere comunale alle pari opportunità Veronica Gava, è stata introdotta dall’intervento del sindaco Mariarosa Barazza, che ha sottolineato come “l’intitolazione di uno spazio vitale della comunità a Tina Anselmi sia particolarmente significativa perché ella rappresenta una donna della nostra terra che ha lasciato un segno profondo nel nostro Paese, imprimendo una svolta in tutti i campi in cui si ha dedicato il suo impegno politico e istituzionale, e divenendo un esempio luminoso per le generazioni successive”.
“È stata la madre riconosciuta del Servizio sanitario nazionale – ha concluso -, una grande conquista di civiltà e ancora oggi un modello di efficienza e universalità di cure e prevenzione per la salute di tutti i cittadini”.
In platea c’era anche Francesca Meneghin, vitalissima partigiana vittoriese alla soglia dei 97 anni, storica esponente Cisl, impegnata nell’amministrazione pubblica e nelle istituzioni locali, vice presidente provinciale dei Volontari della Libertà di Treviso, nonché grande amica di Anselmi e suo punto di riferimento nel contatto con il territorio.
“Sono molto contenta di essere qui: vi sento tutti fratelli e sorelle, perché mia madre era di Cappella Maggiore – ha esordito Meneghin, accolta con gli applausi e l’affetto dei presenti -. Il nome di Tina Anselmi è internazionale, per tutto quello che ha saputo dare nelle leggi che ha promosso e sostenuto, a partire dalla sanità”.
La nipote di Anselmi: “Il suo sguardo naturale alle donne e al lavoro”
L’ospite attesa, Anna Vinci, scrittrice, documentarista e amica di Anselmi, non è potuta intervenuta da remoto per problemi legati al collegamento. È stata quindi la nipote, figlia della sorella di Tina, Emanuela Guizzon, a ripercorrerne la storia, da “quel giorno in cui, appena 17enne insieme ai compagni di scuola, fu costretta ad assistere all’impiccagione di trenta coetanei nel corso di un rastrellamento a Bassano”.
“Da allora mia zia decise da che parte stare, e cominciò a sostenere la Resistenza – ha ricordato Guizzon -. Era una donna di fortissima energia e vitalità, cresciuta in una famiglia di donne emancipate, libere e consapevoli”. Il racconto di Emanuela è stato intervallato dalla lettura di alcuni passi di un libro incentrato sulla sua biografia.
“Puntava a costruire un mondo migliore non per se stessa, ma per gli altri, secondo gli ideali di pace, democrazia e libertà – ha aggiunto -. La Resistenza ha suscitato in lei la consapevolezza dell’uguaglianza tra uomini e donne, e quindi la passione politica e il prosieguo nell’impegno per la propria comunità. È stato per lei naturale volgere lo sguardo alle donne, impegnandosi per migliorarne le condizioni a favore delle nuove generazioni. Dopo un lungo “apprendistato” nel mondo ecclesiale, sociale e sindacale, diventò parlamentare, sottosegretario e quindi ministro”.
Guizzon ha rievocato inoltre la lungimiranza della zia: “Pensava che la conquista dei diritti delle donne potesse diventare un’opportunità anche per gli uomini di liberazione dagli schemi patriarcali. Rispetto al congedo di maternità, ad esempio, allargò subito il campo della sua azione, auspicando una misura anche per i padri”.
Legata da un particolare affetto alla zia, Guizzon ha ricordato anche negli aneddoti più personali: le vicende degli attentati (fortunatamente sventati) ad Anselmi e ai familiari, e “gli anni difficili con le attenzioni cui doveva prestare nelle uscite proprio per le preoccupazioni del Terrorismo, ma anche la gioia dei rientri della zia, che spesso portava a casa anche colleghi politici, con cui intratteneva dialoghi di alto livello”.
Durante la serata sono intervenuti anche Stefania Barbieri, vice presidente della Commissione regionale Pari opportunità, e Claudio Sartor, consigliere delegato della Provincia di Treviso, che hanno elogiato l’iniziativa e il coinvolgimento nella serata di tanti giovani, “tutti pronti a raccogliere il testimone di questa grande donna nella comunità”. Erano presenti anche l’assessore di Cordignano Cinzia Soneghet nonché i componenti della giunta e dell’intero consiglio comunale di Cappella Maggiore.
L’intitolazione – durante la quale hanno preso la parola anche i componenti del CCR – è stata allietata dalle esibizioni dei ragazzi del Coro “Note di Colore” diretto da Sabrina Zanette, recentemente premiato dal consiglio comunale.
La presenza e il plauso della minoranza all’iniziativa
Il gruppo di minoranza “Juri De Luca sindaco” e la consigliere Luana Costacurta hanno approvato l’idea dell’Amministrazione, spiegando che “la scelta di dedicare la sala A alla figura della grande Tina Anselmi è condivisa anche dall’opposizione in quanto è stata una delle più importanti politiche della nostra Repubblica, oltre che donna della democrazia”.
“La personalità di Tina è stato modello di impegno civile e passione etica – hanno osservato – e non dobbiamo dimenticare come il lavoro e il sociale, con un interesse speciale per la questione femminile siano stati il filo conduttore della vita di Tina. Una donna, dalla profonda fede cattolica, che con forza e coraggio ha lottato un’esistenza intera per la democrazia e la Costituzione”.
“Tina rappresenta l’esempio concreto di come le donne in politica possono fare davvero la differenza – concludono -. Anselmi, figlia della Resistenza, assegna, tra le altre, un importante contributo al ruolo della donna nella società attribuendole plurimi diritti quali espressione della propria personalità, oltre alla possibilità per la donna di avere un ruolo sostenibile nella famiglia attraverso il sostegno di servizi adeguati”.
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