C’è chi è davvero arrabbiato, a Castelcucco, per gli scherzi di un gruppo di ragazzini, presumibilmente tra gli 11 e i 14 anni, che ieri sera hanno lanciato petardi nei cortili e sotto le automobili, dentro i bidoni, le fioriere e contro alcune finestre.
Secondo le varie testimonianze, non poche per un paese così piccolo, i ragazzini sarebbero tre, tutti più o meno della stessa età e residenti nel comune. Qualcuno si dice già in grado di indicarne i nomi.
Non tutti hanno ritenuto questo comportamento come una classica “ragazzata” e c’è chi ritiene che i responsabili debbano essere puniti severamente. È sufficiente parlare con un cittadino mentre fa la spesa o si reca in farmacia in paese per raccogliere da subito qualche giudizio: “Non li ho visti in faccia,” afferma una signora che si è vista esplodere un petardo in giardino “ma in paese siamo in pochi. Se continuano, non passerà molto prima che qualcuno li individui e sporga denuncia”.
Se alcuni cittadini ritengono che ai ragazzi servirebbe una “lezione”, intesa come una punizione severa, di quelle “di una volta”, altri hanno un approccio più temperato, che riflette anche sul contesto in cui questi ragazzi stanno vivendo.
Girare a lanciar petardi senza mascherina, durante il periodo di zona arancione o rossa, senza alcuna paura di essere visti e denunciati, potrebbe essere frutto di una sofferenza più profonda e non correggibile attraverso una punizione, ma con un percorso di responsabilizzazione.
A dicembre era già successo qualcosa di simile: cinque ragazzi leggermente più grandi avevano imbrattato delle zone in centro ed erano stati ripresi dalle telecamere. I responsabili erano stati chiamati in caserma dai Carabinieri e avevano chiesto scusa, in attesa della decisione del sindaco Adriano Torresan su un’eventuale denuncia. Il primo cittadino e la sua giunta, avevano scelto di incontrarli uno a uno, d’accordo con le rispettive famiglie.
Un’ora di educazione civica, ma anche di dialogo, per comprendere anche il perché dei comportamenti vandalici, e le ore di lavoro necessarie a coprire i graffiti nelle zone alterate.
“L’obiettivo non è dare una multa ma capire dov’è il problema – spiega il primo cittadino Torresan – Persino nei calendari abbiamo inserito l’invito alla popolazione e in particolare ai ragazzi a segnalarci come poterli aiutare. Nonostante non si tratti di un comportamento giustificabile o minimamente tollerabile, da trattare e sanare con severità, bisogna anche riflettere sul perché di questi comportamenti. Questi ragazzi non possono svolgere attività sportive, né andare a scuola, spesso i genitori sono a lavoro e non tutti hanno nuclei famigliari allargati: è una delle età in cui si soffre maggiormente la solitudine”.
Pare aver avuto esito positivo il percorso individuale portato avanti con due di questi ragazzi, i quali si sono già prenotati, volenti o nolenti, per la prossima tradizionale giornata di raccolta dei rifiuti: un contrappasso capace di mostrar loro quanta fatica si cela dietro all’apparente normalità di un paese in ordine.
(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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