Il funerale di Vanessa Ballan, iniziato alle 14.30 di oggi venerdì nel Duomo di Castelfranco Veneto, ha voluto dedicare un ricordo alla vita invece che alla morte di Vanessa, di cui si è parlato già moltissimo sui media locali e nazionali.
Perché nei casi di omicidio e, specialmente, di femminicidio càpita spesso che la vittima venga “dimenticata”, ovvero descritta soltanto in riferimento al tragico momento della sua morte, spersonalizzata dalla sua vita precedente, che viene analizzata nei dettagli ma in modo soggettivo e perciò influenzato dal modo in cui è finita.
Molte delle persone riunite in Duomo, nei primi banchi della chiesa ma non solo, quelle che davvero ricordavano e amavano la ventiseienne residente a Riese Pio X, non l’hanno ricordata in quanto vittima, ma in quanto giovane sorridente, lavoratrice tenace, madre presente e premurosa.
L’organizzazione del funerale
Il centro di Castelfranco Veneto è stato chiuso al traffico dalle ore 12.30 e alla stampa è stato chiesto di non fotografare o riprendere all’interno della chiesa, per lasciare ai familiari la possibilità di dare un addio più intimo alla loro Vanessa.
Sono presenti al rito funebre, celebrato dal vescovo di Treviso monsignor Michele Tomasi, anche il presidente della Regione Veneto Luca Zaia con altri esponenti di giunta e consiglio regionale, il sindaco di Castelfranco Veneto e presidente della Provincia Stefano Marcon, il prefetto Angelo Sidoti, il questore Manuela De Bernardin e varie altre autorità civili (come i sindaci di Riese Pio X, Altivole e altri Comuni limitrofi) e militari, compreso il comandante del Comando dell’Arma di Castelfranco Veneto che ha seguito le indagini, il capitano Manlio Malaspina. Ci sono anche il direttore della Casa circondariale di Santa Bona a Treviso, Alberto Quagliotto e il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari.
La richiesta della famiglia è stata quella di un funerale sobrio, senza interventi da parte delle autorità.
Sul libro delle firme, all’ingresso del Duomo castellano, le prime sono quelle di Nicola Scapinello, compagno di Vanessa, e della sua famiglia, presenti in prima fila alle esequie.
L’afflusso in chiesa dei partecipanti al rito è iniziato intorno alle 13.30 e dopo un quarto d’ora i posti a sedere non riservati potevano dirsi già esauriti. Gli altari sono ricoperti di fiori bianchi.
L’omelia del vescovo
Dopo la lettura delle Lamentazioni, il vescovo Tomasi ha preso la parola per pronunciare l’omelia: “Il testo del libro delle Lamentazioni che abbiamo appena ascoltato dà voce, credo, a pensieri ed emozioni di molti di noi, oggi, qui riuniti per dare l’ultimo saluto a Vanessa. Sicuramente a quelli dei suoi cari genitori, del fratello e di tutti i suoi familiari. Sicuramente a quelli di Nicola e della sua famiglia. Di molti amici di Vanessa, di quanti l’hanno conosciuta, e di tanti che sono stati colpiti, anche da lontano, dalla sua vicenda così insensatamente dolorosa.
Di colpo, la vita è stata travolta da una catastrofe che ha tolto pace e ogni benessere, a causa della quale i ricordi e i pensieri avvelenano l’anima, e manca anche il desiderio di aprire prospettive di futuro. È troppo grande quanto è accaduto, è troppo al di fuori di ogni pur pessimistica previsione. Noi non ci pensiamo davvero finché un evento simile non ci colpisce da vicino, ma non fa proprio parte della nostra natura più intima di esseri umani immaginare che ad una persona venga tolta, rubata la vita. Non c’è un motivo al mondo che giustifichi questo atto, questa violenza. Non c’è mai. Non c’è sicuramente nel caso di Vanessa e della creatura che lei portava in grembo. Ed è allora la totale insensatezza che irrompe nella vita, in una vita come le nostre, alle volte forse contraddittorie, ma che era accolta in un senso e in un significato che la sorreggevano e la portavano, in un modo o in un altro, in una rete buona di relazioni e di affetti.
Della nostra natura fa parte invece la capacità, a volte appena il desiderio e la volontà, di sperare. Di riuscire a guardare il giorno, di trovare la forza di non restare bloccati. Il sorriso e il bello sguardo di Mattia sono capaci di dare questa forza, quest’energia, il motivo per cercare speranza. Forse riusciranno a dare calore di speranza anche i ricordi di tanto bene vissuto insieme, i legami familiari che si rinsaldano nella solidarietà nel comune dolore, il sentire che la coesione e la vicinanza delle comunità, cristiana e civile, continueranno ad esserci così come si sono manifestati nei giorni passati”.
E poi l’appello: “Silenzio dai clamori e dalle curiosità! Silenzio della memoria e delle emozioni più negative! Silenzio della preghiera che invoca la consolazione delle vittime e la conversione dei violenti! Non certo il silenzio della ricerca della giustizia e nemmeno il silenzio nell’impegno per una civiltà che rifiuti nelle parole, negli atti e nei fatti la violenza sulle donne, e che superi finalmente la follia di voler possedere una persona, o di volerne determinare con la violenza le scelte e le decisioni”.
Il messaggio del fratello
Dopo la comunione, il vescovo Tomasi ha benedetto la bara di Vanessa, dandole l’ultimo addio assieme ai suoi cari. I genitori, Roberta e Stefano, seduti sulla prima panca, si sono stretti in un abbraccio di dolore.
Inaspettatamente per il pubblico, sull’altare è salito il fratello Nicola, che ha letto: “Cara Vanessa, ci ricorderemo di te. Mi ricordo il tuo sorriso sin dalla tua giovane età, quando facevamo quei giochi semplici eppure divertenti. Mi ricorderò per sempre quando, tagliando la carta, andasti lunga con le forbici e mi feristi. Porto ancora quel tuo segno. Eri una ragazza normale. Ti piaceva ridere e scherzare con gli amici.
E poi undici anni fa, la tua storia d’amore con Nicola: da lì sei cambiata. Ricordo quel giorno in cui mi hai detto che aspettavi un bambino: ero in spiaggia e per due ore sono rimasto così, stupito. Da adolescente sei diventata subito una giovane mamma, ti sei messa in gioco, scegliendo di convivere con un bambino piccolo. Sei stata una madre dolce e amorevole con il tuo “ninin”. Ricordo la tua risata contagiosa e caratteristica e come facessi sembrare tutto più semplice. Oggi siamo tutti in un immenso dolore, ma vorrei che ti ricordassero come qualcosa in più di ciò che è stato detto o scritto: anche nelle difficoltà eri semplice e solare. Sei stata una figlia, una sorella, una madre premurosa e amorevole”.
“Vorrei che ci insegnassi ad aprire gli occhi, sul fatto che abbiamo dimenticato la fraternità che ci unisce, sul fatto che dovremmo stare più vicini agli altri senza dimenticare la fraternità che ci lega. Indossiamo gli occhiali sbagliati, dovremmo mettere quelli dell’amore. Sarai per sempre nei nostri cuori”.
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