Chiarezza e grande interesse: un bilancio più che positivo per “Welcome Blue”, la prima serata inedita di mercoledì 23 febbraio scorso, dedicata alla comprensione dell’autismo e delle sue forme. Più nello specifico, i destinatari del progetto didattico sono stati gli esercizi commerciali del paese, le attività, i supermercati, le pizzerie e gli agriturismi, ma anche le istituzioni, soprattutto gli uffici che hanno relazioni con il pubblico, come gli sportelli dei Comuni di Possagno e Cavaso.
A introdurre l’appuntamento è stato l’assessore Michele Cortesia: “È con particolare emozione che do inizio a questa serata, importantissima per la nostra comunità perché parla di inclusione – inizia – speriamo che questo progetto venga condiviso anche oltre i confini della Valcavasia, ai fini di creare consapevolezza rispetto a questo disturbo del neuro-sviluppo”. “Il protocollo di intesa che abbiamo firmato è vincolate per il nostro Comune: ha efficacia senza limiti di durata essendo inteso come progetto di aiuto sociale. La giunta può deciderne la cessazione motivata e la sua sostituzione esclusivamente con un nuovo progetto, con l’intento di rendere fruibili gli esercizi commerciali da persone affette da autismo”.
Tutto il progetto, che si sviluppa in tre puntate, è la continuazione di una serie iniziative attivate negli anni scorsi grazie alla collaborazione del servizio sociale associato di Cavaso e Possagno, coordinato dalla dottoressa Francesca Tonetto.
Il progetto si concluderà al termine delle tre serate con un convegno proprio a Cavaso in occasione della giornata sull’autismo, in cui ci sarà la firma ufficiale del progetto, anche da parte delle associazioni di categoria coinvolte e la consegna agli esercenti di Cavaso dell’attestato di frequenza, completo di serigrafia da apporre nei loro locali che renderà riconoscibile l’esercizio come “esercizio Welcome Blue”.
Un bambino su 77 nasce con un disturbo dello spettro autistico: è quindi fondamentale ampliare la conoscenza di questa condizione, per saperla riconoscere e gestire nel migliore dei modi. Molto precise le spiegazioni della coordinatrice della comunità alloggio Casa del Campo e della responsabile clinico educativo presenti all’appuntamento, rispettivamente Diletta Maggiolo e Giulia Rosato, che hanno spiegato le basi per definire i presupposti dell’autismo ma anche come riconoscerne i tratti in una persona.
La comunità in cui operano è frutto di un progetto che parte dal 2015 e accoglie al momento 10 persone adulte con autismo grave, 8 maschi e 2 femmine, che rispecchia il rapporto 4:1 della diffusione di questa diagnosi.
“Come prima cosa è importante uscire dallo stereotipo perché l’autismo non deve essere qualcosa da tenere nascosto ma da comprendere e riconoscere e di riflesso sarà più facile per la comunità uscire da quelle incomprensioni che causano molti disguidi”, chiariscono.
“Autistici non si diventa ma si nasce – spiegano – Si tratta di condizioni che emergono nei primi tre anni di di vita di un bambino e ci sono forme di autismo di diversi tipi proprio perché siamo all’interno di uno spettro ampio che comprende diversi gradi di gravità”. Il cervello di una persona autistica è strutturato in un certo modo e funziona in una maniera diversa: non essendo una malattia, non può venire curato attraverso farmaci né esami diagnostici precisi ma solo diagnosi, seppur precoci.
Dunque, come si può capire che stiamo interagendo con una persona autistica? Prima di tutto si studiano due aree: quella della comunicazione e interazione, che è negli autistici deficitaria, ovvero mancano lo stimolo e la risposta nella relazione sociale reciproca. Poi c’è la comunicazione non verbale, che per le persone autistiche è estremamente difficile da recepire perché crea vero e proprio disappunto.
La seconda area riguarda i movimenti e i comportamenti rigidi e ripetuti del corpo o di oggetti: questo genere di azioni diventa una valvola di sfogo e le educatrici chiariscono che tendenzialmente sono cose da non bloccare mai perché viene tolto un mezzo per autoregolarsi e rientrare quindi in una situazione sotto controllo e sicura. Tutto questo si riflette anche negli interessi o nella routine, che deve essere ripetitiva.
“Un mondo ordinato è un mondo sicuro, è così che si riassume il principio di un autistico” ribadiscono.
Alla fine della conferenza è stato gentilmente chiesto agli esercenti che vogliano aderire, di fare una foto alla loro postazione di lavoro: per gli ospiti di Casa del Campo è fondamentale vedere in anteprima il luogo in cui si recheranno e riconoscerlo tramite le fotografie permette loro di abituarvisi per un approccio fisico senza subire traumi.
A completamento della serata sono anche stati proiettati dei video con lo scopo di illustrare esempi reali di persone in cura a Casa del Campo. Per questo sono stati caldamente ringraziati i genitori, che hanno permesso che le immagini venissero mostrate alla conferenza a scopo informativo.
(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata. Video: Comune di Cavaso del Tomba – Qdpnews.it).
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