Quella del Gruppo Alpini di Cavaso è prima di tutto una storia di amicizia, nata quando stare in compagnia era tutto ciò che rimaneva a coloro che avevano strisciato nel fango tra gli orrori della guerra.
Tornavano dal fronte, in molti casi per nulla confortati dalla grande vittoria, soli e con gli incubi alla notte: l’unico rimedio stava nel parlare con qualcuno che avesse provato esperienze simili, che sapesse cosa voleva dire lottare sì per la patria, ma anche per la vita.
Ricordi distanti un secolo ma ancora pulsanti per i 300 alpini del gruppo attuale di Cavaso, rientrante nella sezione Bassano Monte Grappa, che ha saputo mantenere, riscoprire, tramandare una memoria che è un tutt’uno con la terra e con la pietra del Monte Tomba, la loro montagna di oggi, di ieri e soprattutto di domani.
Nel 1929, oltre undici anni dalla fine dei cruenti conflitti sul Monte Tomba, alcuni reduci continuavano a vedere la neve rossa e a sentire nelle orecchie i colpi di cannone: così nacque il gruppo alpini, pronti a darsi una mano l’un l’altro e a mantenere stretta la memoria di tutti quelli che non erano tornati.
Secondo le ricostruzioni del gruppo attuale, molto attivo nella ricerca storica, il primo capogruppo fu Giovanni Damini, seguito da Napoleone Benintendi, Giovanni Bramezza e Giuseppe Da Pian.
Un associazionismo ballerino quello degli anni ’30, influenzato da fenomeni come l’emigrazione e, in modo distruttivo, dall’arrivo della Seconda Guerra Mondiale: il gruppo di Cavaso scomparve e riaffiorò al principio della ricostruzione italiana degli anni ’50, all’interno della sezione di Treviso.
In modo molto più solido e presente, cominciarono a fiorire idee e progetti per rendere al Monte Tomba e al Monfenera ciò che la storia doveva loro, così come era già stato fatto per il Grappa e il Montello.
Anche se gli alpini che avevano fondato il gruppo lentamente svanivano, i loro sogni perpetuavano negli obiettivi dei più giovani: il primo si avverò nell’ottobre del 1958, quando venne installata la croce di pietra bianca che ancora oggi è possibile vedere in cima al Tomba.
Il secondo desiderio di Damini e dei suoi compagni, una chiesetta dedicata dove poter commemorare i caduti, si avverò nel 1960: fu un’attività di gelsibachicoltura alla filanda di Caniezza, alimentata dalla volontà di tutto il paese a fornire parte dei proventi per costruirla, assieme all’aiuto e al lavoro di moltissime altre associazioni d’arma.
“La chiesetta come si può vedere oggi – spiegano nel video il capogruppo attuale Roberto Gnesotto e l’ex capogruppo Giovanni Piazzetta – col tetto spiovente e un bel mosaico, è stato oggetto di un abbellimento voluto da Graziano Virago e rappresenta la Madonna del Tomba che spazza via parole come “guerra” e “sangue”.
Assieme a questo monumento ve ne sono altri, come quello dedicato all’artiglieria italiana, e un cippo più recente, voluto nel 2018 da Ruggero Gnesotto, che ricorda le divisioni tedesche e austroungariche che hanno condiviso le stesse tragedie, solo dalla trincea opposta.
Questa solidarietà nel ricordare tra nazioni al tempo ostili si percepisce anche guardando i sette pennoni sulla cima, portanti le bandiere coinvolte: l’ex capogruppo Renzo Andrighetto ricorda come sia stato cercato e trovato un contatto con associazioni d’arma tedesche, come i riservisti di Leibersdorf, e come questo abbia contribuito a rendere internazionale il grande pellegrinaggio organizzato sul Tomba a partire dal 1980.
L’ultimo grande sogno del gruppo di Cavaso era un rifugio grande e spazioso da donare alla comunità, anch’esso oggi divenuto realtà: l’inaugurazione avvenne nel 1997 dopo dieci anni di lavori, ma solo nel 2004 si decise di ampliarlo per farlo diventare un punto di riferimento per la comunità.
Era Loris Ceccato l’allora capogruppo, con al proprio fianco il segretario Stefano Colmanet, quando alcune imprese del territorio e l’amministrazione comunale aiutarono a completare l’opera, che oggi è gestita dagli alpini ma disposizione di tutti.
Questa è solo una parentesi della ricca storia del gruppo, che continua a “mantenere un sito fondamentale alla didattica e al futuro della memoria”, come dichiara il presidente di sezione Bassano Montegrappa, Giuseppe Rugolo.
Ma cosa ne sarà degli alpini senza il servizio militare obbligatorio? viene da chiedersi: a Cavaso vi sono ancora 240 membri tesserati e ben 60 amici degli alpini, oltre ad alcuni giovani che hanno fatto proprio il motto “ad excelsa tendo”.
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