Toponimi della Marca trevigiana, Cavaso del Tomba: passeggiata fra i colmelli alla scoperta di antichi sapori balcanici

La tappa di oggi ci conduce alla scoperta di un “comune sparso”, un abitato distribuito in una serie di piccoli borghi. 

Cavaso del Tomba, tremila abitanti, è costituito da una decina di frazioni ubicate in altrettanti rilievi, detti colmelli, che per la loro specificità assumono le sembianze di tanti “paesi dentro il paese”. 

La prima attestazione toponomastica di Cavaso risale al 780 e consiste nella donazione di alcuni terreni da parte di un certo Felice alla propria figlia. Le proprietà sono situate in loco Capati e precisamente sul vico Viriacus, identificabile con l’attuale colmello Virago. 

Gli studiosi ritengono che il toponimo Cavaso discenda da un nome proprio latino, Capatius da cui le denominazioni medievali “De Cavaso” e “De Cavasio” e le stratificazioni linguistiche Capatio, Capatjo, Cabasio, Cavasio, Cavaso e Cabas

Luogo abitato sin dalla notte dei tempi, nel territorio di Cavaso si sono avvicendati Reti, Romani, Unni, Goti e Longobardi le cui tracce si ritrovano in affascinanti reperti archeologici quali la pietra con iscrizioni retiche – etrusche e una stele romana dedicata a Publio Calpurnia Saturnino. Contesa in età medievale dalle principali fazioni aristocratiche venete, devastata da terremoti e alluvioni, Cavaso non solo seppe resistere alle aggressioni umane e della natura, ma nell’Ottocento divenne sede di floride attività commerciali attive nei settori del tessile, della distillazione, della falegnameria e della lavorazione della pietra.

Prima della drammatica crisi economica sfociata nell’emigrazione di massa, i filati e i prodotti caseari di Cavaso incontrarono uno strepitoso successo internazionale ottenendo riconoscimenti a Milano e a Londra. Agli inizi del Novecento il destino di Cavaso, attraversato dal fronte del Grappa, finì con l’intrecciarsi con le tragiche vicende della Grande Guerra per assurgere a simbolo del sacrificio di tanti giovani soldati; ed è emblematico come il toponimo Tomba, dal latino tumba nell’accezione di rilievo, prominenza o cumulo sia assurto a triste premonizione storica. A partire dal 1922 al nome geografico di Cavaso è stata aggiunta la specificazione “del Tomba”, riferita al rilievo di 868 m. che sovrasta il paese. 

Territorio vario e suggestivo, con quote comprese fra i 190 e gli oltre 1.300 metri, Cavaso offre interessanti opportunità escursionistiche che portano sulle tracce di antichi insediamenti e di caratteristici siti rurali. Messa da parte la velleità di emulare il campione ciclistico Gianni Bugno, la cui famiglia proviene da Cavaso del Tomba, a passo lento risaliamo le pendici montane alla ricerca di un gioiello dell’arte casearia: il Morlacco. Formaggio che racchiude i profumi e i sapori dei pascoli pedemontani, legato alle tradizioni dei pastori morlacchi (o valacchi) che nel XIII secolo giungono in questi luoghi dai remoti Balcani, il Morlacco rappresenta il frutto prezioso di una sapienza secolare. Rifocillati nel corpo e nell’anima ci diamo appuntamento alla prossima tappa. 

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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