Due arresti, quattro persone sottoposte a misure interdittive nel settore della gestione dei rifiuti e dei trasporti, il sequestro preventivo di una cava e di nove automezzi utilizzati per la commissione dei reati e altre dieci persone denunciate a piede libero.
E’ questo il risultato di una vasta ed articolata attività investigativa dei Carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Treviso, diretti e coordinati in oltre un anno di indagini dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia della procura della Repubblica di Venezia, conclusasi nella mattinata di oggi con l’esecuzione delle ordinanze di misura cautelare emesse dal gip del capoluogo lagunare per i reati di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, falsità in registri e notificazioni, realizzazione e gestione di discarica non autorizzata, abuso edilizio, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio e favoreggiamento personale.
L’INDAGINE
L’indagine tutta veneta – nei luoghi interessati dall’attività delittuosa e nelle persone coinvolte – avviata a gennaio del 2017 e sviluppatasi nel corso dei mesi con pedinamenti, intercettazioni telefoniche ed ambientali e, per la prima volta almeno nel Veneto, anche con l’utilizzo del sistema Sistri, il sistema di tracciabilita dei rifiuti di cui l’Arma dei Carabinieri gestisce i processi ed i flussi di informazioni in esso contenuti.
I Carabinieri del Noe sono partiti attenzionando i lavori di bonifica dell’ex fonderia Montini di Paese, dove dal giugno del 2016 ha operato in esecuzione di un contratto d’appalto la ditta “Ecostile Srl”, con sede legale a Pordenone ma plesso operativo a Gorgo al Monticano.
Emergeva quindi che il materiale in uscita da Paese (misto di terre e rocce da scavo e scorie/terre di fonderia, contenente fluoruri e quindi classificabile come rifiuto) invece di essere conferito in una discarica autorizzata di Vittorio Veneto, in località Forcal, gestita dalla ditta Centro recuperi Piave Srl, con sede in Conegliano, veniva illecitamente dirottato, smaltito ed intombato nel secondo sito protagonista dell’indagine, ubicato a pochi chilometri di distanza, l’ex cava di Cison di Valmarino (nella foto), sita in località Formesin, i cui lavori di sistemazione e reimpimento sono in corso da parte della ditta “Fal Srl”, con sede legale in Pieve di Soligo e dove, però, non possono essere conferiti rifiuti ma solo materiale inerte.
Ovviamente tale traffico illecito non si sarebbe mai potuto concretizzare senza altre complicità e, nella fattispecie, quella rappresentata dalle aziende trasportatrici – la “Dal Zilio Inerti Srl” con sede a Quinto di Treviso e la veneziana “Marchiori Group” – che redigevano false annotazioni sui registri di carico/scarico rifiuti e fornivano autisti compiacenti per i trasporti, nonchè quella fornita dal gestore della discarica di Vittorio Veneto che si adoperava per fornire falsa copertura documentale che attestasse l’arrivo dei rifiuti in discarica, in realtà mai avvenuto.
LE CONSEGUENZE
Va senz’altro evidenziato in primis l’ingiusto profitto, derivato per le due ditte maggiormente coinvolte. Per l’Ecostile senz’altro l’abbattimento dei costi di smaltimento. I Carabinieri infatti hanno monitorato direttamente 41 viaggi di trasporti illeciti, pari 1.640 tonnellate di rifiuti che invece di finire nella discarica di Forcal sono stati delittuosamente smaltiti nella cava di Cison, divenuta nei fatti una vera e propria discarica abusiva.
Tali viaggi, confrontando i costi di smaltimento per i due siti, indicano un immediato guadagno di oltre 30 mila euro. A ciò va aggiunto il vantaggio derivante alla Fal (ma anche alla stessa Ecostile in virtù di un accordo societario tra le due ditte) dal riempimento indebito della cava di Cison.
I militari del Noe hanno infatti anche accertato, in sede di controllo, che sono stati conferiti illecitamente nella cava di Cison gestita dalla Fal oltre 53 mila tonnellate di materiali (pari a quasi 2.000 conferimenti) che per la loro natura di materiale edile di risulta e derivante da lavorazione non avrebbe potuto essere smaltito nel sito. Tale abnorme conferimento quantifica per Fal un profitto illecito di circa 215 mila euro.
Nelle prime ore di stamane, con il blitz conclusivo che ha visto all’opera, oltre ai Carabinieri del Noe di Treviso, altri 30 militari dei comandi provinciali di Treviso, Venezia e Padova, del gruppo Carabinieri tutela ambientale di Milano, sono stati fermati e posti agli arresti domiciliari nelle proprie abitazioni:
• l’amministratore delegato di Ecostile, un 47enne di Ponte di piave che ha anche materialmente gestito la bonifica dell’area ex fonderia di Paese;
•il responsabile dei lavori per le attività di riempimento della ex cava di Cison di Valmarino gestita dalla Fal, 41 anni di Follina.
Nei confronti invece dei rappresentanti legali delle due ditte di trasporti (Dal Zilio inerti e Marchiori Group), nonchè a carico del gestore della discarica di Forcal, un 59enne di Torre di Mosto (Venezia) e di un altro socio dell’ecostile, 45enne di Gorgo al Monticano sono state notificate le misure cautelari di interdizione dall’esercizio di attività d’impresa per un periodo variabile dai sei mesi ad un anno.
Dieci infine gli indagati a piede libero, autisti delle due ditte di trasporti e consapevoli pienamente, come hanno dimostrato i Carabinieri nel corso dell’indagine, dei viaggi di trasporto illecito che stavano eseguendo.
Eseguito anche, sempre su disposizione del gip, il sequestro preventivo dell’intera cava di Cison, un’area di oltre 25 mila metri quadri e quello dei nove mezzi (motrice e rimorchio, per un valore complessivo di oltre 350 mila euro) utilizzati per i viaggi di trasporto illecito.
Ancora, sono state eseguite una decina di perquisizioni ed il sequestro di copiosa documentazione cartacea e digitale, che sarà ora vagliata dagli inquirenti.
Nell’ambito dell’attività si è proceduto alla notifica del provvedimento della misura cautelare interdittiva della sospensione dall’esercizio dei pubblici uffici per quattro mesi nei confronti di un appuntato dei Carabinieri in servizio nella provincia di Treviso, accusato di rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento personale, in concorso e a vantaggio di uno dei due arrestati, per aver svelato che il numero di targa notato nel corso di un servizio di osservazione e controllo nei pressi della cava apparteneva ad una macchina dei Carabinieri del Noe.
(Fonte: Noe Treviso).
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