Nuova udienza del processo a carico di Sergio Papa, per l’omicidio di Loris Nicolasi e Annamaria Niola. Ieri in aula (nella foto) sono sfilati i vicini di casa delle vittime e gli ex titolari di Sergio Papa. Un’udienza nella quale il pubblico ministero Davide Romanelli ha provato a ricostruire attraverso le testimonianze, come si è arrivati all’imputato quale unico sospettato del delitto.
Tra tanti “non so” e “non ricordo” di testimoni parsi molto spesso in difficoltà, tanto da essere più volte richiamati dalla corte “a un maggiore sforzo di memoria”, i testi hanno ricordato come il nome di Papa sia circolato a Rolle già dal giorno prima del delitto. Loris aveva parlato di quell’uomo, che anni prima aveva lavorato nella sua casa e che era stato sorpreso a dormire nella rimessa.
Si era informato sul suo nome con il titolare dell’impresa edile, e aveva confidato le sue paure ai vicini di casa. Così il giorno dopo, quando i corpi del pensionato e della moglie erano stati trovati, il collegamento era stato immediato. Tutti avevano quindi pensato a quell’uomo che si era introdotto nella loro casa. Papa, secondo l’accusa, sarebbe poi fuggito scappando attraverso i campi e poi con una Fiat Panda, notata da un altro vicino dei Nicolasi che ieri ha confermato le sue dichiarazioni in aula.
“Abbiamo assistito a dichiarazioni contraddittorie – commenta l’avvocato Alessandra Nava che assiste l’imputato -, nessuno è stato in grado di dire con certezza che Papa era a Rolle il 1 marzo, né che era a bordo di quella Panda. Che è quello che sosteniamo da oltre un anno”.
(Fonte: Redazione Qdpnews.it).
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