Gioia per la sezione Cai pievigina: Ezio Ruggeri e il suo Loki sono una nuova unità cinofila del Soccorso Alpino

Ezio Ruggeri e il suo cane Loki

È socio della sezione Cai di Pieve di Soligo Ezio Ruggeri che nei giorni scorsi si è ufficialmente qualificato come unità cinofila da valanga operativa del Soccorso Alpino, inquadrata nella stazione “Prealpi Trevigiane” con sede a Cison di Valmarino. 

La notizia è stata accolta con particolare entusiasmo dal direttivo del Cai “Velio Soldan” di cui Ruggeri, 45enne di Moriago della Battaglia, è membro da diversi anni. Soddisfazione anche da parte di Alex Barattin, a capo della II Delegazione Dolomiti Bellunesi, a cui la stazione “Prealpi Trevigiane” fa riferimento.

Dopo una settimana di corso ad Artesina (CN) e una simulazione in presenza degli istruttori nazionali, Ezio e Loki, il suo pastore tedesco grigione di 2 anni, sono diventati la nuova unità cinofila del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico (Cnsas). Assieme a loro nel Cuneese c’era anche il veterano Cesare Marcon riconfermato unità cinofila, ora affiancato da Nina, un pastore belga malinois, inquadrata nella stazione con sede a Cison di Valmarino il cui capostazione è Dario Sala, anch’esso socio del Cai di Pieve, nonché cinofilo del Cnsas e primo direttore della scuola cinofila regionale. 

Ad attendere le due nuove unità c’è la base di elisoccorso di Pieve di Cadore, dove Loki e Nina turneranno insieme ai vari equipaggi in attesa di intervenire qualora si verificasse un evento valanghivo. 

Loki, il cane di Ezio Ruggeri

Diventare unità cinofila: “si creano dinamiche uniche fra il cane e l’uomo”

“Il percorso per diventare unità cinofile è lungo – racconta Ezio Ruggeri – e ti impegna ogni giorno sin dall’arrivo del cucciolo a casa. I tempi di formazione sono di circa due anni, durante i quali cane e conduttore formano un’unità indissolubile e trascorrono tantissimo tempo assieme. Io e Loki viviamo in simbiosi, siamo una cosa sola: a noi basta uno sguardo per capirci. Questa fase è molto delicata perché si vengono a creare delle dinamiche fra l’uomo e l’animale che sono uniche per ciascuna unità”. 

Con l’aiuto della Scuola Cinofila Regionale del Cnsas, i cani vengono stimolati al gioco finalizzato all’ottenimento di un premio, in maniera tale che l’animale percepisca come una forma di ‘divertimento’ la ricerca delle persone sepolte in valanga. Sia il cane che il conduttore vengono sottoposti a prove di idoneità per valutare, nel caso dell’uomo, le competenze scialpinistiche ma anche la capacità di coordinare la squadra in situazioni di emergenza attraverso una vera e propria simulazione di un soccorso in elicottero. 

“In valanga – prosegue Ruggeri – il cane si muove in modo autonomo, il fiuto lo guida fino al marcamento del punto dove scavare. Nel frattempo il conduttore mette in pratica le procedure di coordinamento della squadra. Il tempo è il principale nemico dei soccorsi in valanga. Fino a 18 minuti la probabilità di salvarsi è del 90%, poi questa cala drasticamente al 30%, salvo che chi è sotto la neve non abbia la fortuna di avere una sacca d’aria che gli consenta di respirare più a lungo”. 

In montagna mai da soli e sempre con un kit di autosoccorso 

“In generale per chi frequenta la montagna vale la regola dell’autosoccorso – raccomanda Ezio Ruggeri – basato su alcune buone pratiche come non andare mai da soli, e portare con sé, vale in particolare per sciatori e ciaspolatori, il kit con Artva (dispositivo di ricerca dei travolti in valanga ndr) sonda e pala. Non ultimo è fondamentale consultare sempre il bollettino valanghe (qui l’ultimo bollettino), che anche in caso di assenza di pericolo non autorizza a derogare dal buon senso. In particolare in questo periodo il rischio è più alto considerate le ultime nevicate e le temperature primaverili in rialzo”.

(Foto e video: Ezio Ruggeri – Cnsas).
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