Camminare, la parola-chiave dell’incontro con Caterina, giovane donna impegnata in un settore, quello turistico, in costante crescita nella nostra area: un gioiello culturale e paesaggistico, luogo di eventi prestigiosi che hanno a che fare con la musica, l’architettura, la storia ma anche capace di calamitare l’attenzione per la sua enogastronomia. Luogo da sempre così ricco di fascino, quest’anno ha visto arrivare un numero tre volte superiore di turisti stranieri (e italiani) rispetto ai periodi pre-pandemia.
Caterina Fava (classe 1999) risiede a Soller, piccola frazione ai piedi delle suggestive alture del comune di Cison di Valmarino. Entusiasta e preparata, mi racconta in cosa consiste il sogno che non ha voluto ignorare.
Ciao Caterina. Ci siamo incontrate ad una delle uscite che hai organizzato, qui nel territorio, accompagnata dalla lettura di brani e poesie, lungo il cammino, dedicate al paesaggio: interessante pensare a quanto si possa scoprire su luoghi che tutti i giorni attraversiamo, nei quali siamo cresciuti, solo cambiando il nostro punto di osservazione. Ricordo con piacere quella giornata. Ora, mi puoi raccontare nello specifico di cosa ti occupi e come gestisci questa tua attività?
Ti ringrazio! La maggior parte del mio tempo lo passo tra laboratori e lezioni a Trento, dove mi sono trasferita dopo aver conseguito la laurea triennale in Economia dei beni e delle attività culturali a Venezia; a Trento sto frequentando il corso magistrale di Management della Sostenibilità e del Turismo. Nel tempo libero mi dedico al mio progetto, TREKKYO, un sito che offreproposte di itinerari a piedi e in bici, con diversi livelli di impegno fisico e durata. L’obiettivo è permettere a tutti, grandi e piccoli, turisti di prossimità e stranieri, di esplorare nuovi luoghi con una prospettiva che si discosta da quella del turismo di massa e degli hotspot. Si tratta di un portale – in costruzione – in cui la persona che vuole venire ad esplorare questi luoghi possa trovare tutto ciò di cui necessita, senza avere l’esigenza di scandagliare uno ad uno i vari siti che si occupano rispettivamente di escursioni, giri in bici, ricettività, esperienze, ristorazione…
L’inizio di tutto?
L’inizio di tutto è stata la pandemia, la quale mi ha indotto ad esplorare la rete sentieristica che si dipanava dietro casa, avvicinandomi come mai prima di allora al mondo delle piante e degli animali e portandomi a conoscere meglio i “miei luoghi”. Questo ha contribuito a cambiare il mio approccio alla vita e mi ha portato ad accogliere la proposta dell’amministrazione comunale di un Corso per guide ambientali escursionistiche, a Cison. Così ha avuto inizio la mia avventura.
Quindi tutto è partito da questo “motore”, un corso professionale che ti ha certamente offerto nuovi stimoli e un diverso sguardo sul tuo futuro.
Sì, quel corso mi ha portato a conoscere nuovi compagni, ad acquisire nuove conoscenze e a guardare alla natura con un’ottica nuova.
Poi, la collaborazione con una persona speciale ti ha offerto la possibilità di accelerare la realizzazione del tuo progetto, è così?
È così, Trekkyo non esisterebbe senza il supporto di Pietro, il mio ragazzo: primo artefice del sito, Bally ed io amiamo percorrere nuovi sentieri e andare in esplorazione dei nostri territori. Proprio nella ricerca di itinerari da percorrere nei weekend, puntualmente riscontravamo una mancanza di siti aggiornati nei quali trovare indicazioni dettagliate sui percorsi, la durata dell’escursione, il dislivello, la descrizione degli itinerari. Allora ci siamo detti: perché non creare noi un sito dove inserire il frutto delle nostre camminate domenicali? Pietro mi ha spronata a credere nel progetto: quando mi lamentavo con lui degli orari e del magro guadagno dell’ennesimo lavoro di cameriera, un giorno mi ha detto: “Cate, non ti capisco, perché ti ostini a fare la cameriera quando hai un sito ben strutturato e una competenza di guida ambientale escursionistica da sfruttare?”.
Certo, talvolta sappiamo già quale direzione è più adatta a noi, alle nostre personali inclinazioni, ma una parola, un gesto da parte di qualcuno ci possono spronare ulteriormente e farci uscire dal guscio delle nostre sicurezze…dalla famosa “comfort zone”. So che anche un altro evento, per la sua drammaticità, ti ha convinta del tutto a cercare di realizzare il tuo sogno.
Sì, la morte improvvisa di un mio caro amico, che aveva fatto il corso di guida con me. Se ho deciso di lanciarmi a capofitto in questo progetto è anche per portare avanti il suo sogno, stroncato troppo presto. Miki voleva fare la guida, accompagnando le persone in natura, con un approccio di rispetto e di coscienza. Da quel momento è arrivato il risvolto pratico della mia attività: le escursioni, accompagnate da attività volte a scoprire il territorio valorizzando le piccole realtà e le loro peculiarità, permettendo di viverle dal basso, dalla prospettiva del locale, cioè di chi le abita.
Se ti chiedessi quali sono le difficoltà di questo lavoro?
Quello della guida è un lavoro che all’apparenza può sembrare semplice, ma richiede un grande investimento in termini di conoscenza e di tempo: nel mio piccolo, intendo continuare a mantenere vivi i luoghi e la loro storia, trasmettendoli alle future generazioni. Aspetti critici: la burocrazia, la mancanza di fondi da investire, l’esperienza ancora da maturare nel campo del marketing. Eppure non vedo l’ora di finire l’università per potermi lanciare a tempo pieno in questo progetto, elaborando la lunga serie di escursioni che ancora mancano all’appello nel sito, aggiungendovi le esperienze da poter fare e le strutture ricettive dove soggiornare nel territorio.
Caterina, quali sono le soddisfazioni che questo tuo sogno realizzato ti sta dando?
Faccio quello che mi rende felice. Vedere lo stato d’animo che il contatto con la natura fa nascere nelle persone, che ritrovano la tranquillità e si lasciano rapire dalla bellezza di ciò che hanno intorno, camminando e ascoltando notizie e curiosità. Assistere alla creazione di nuovi legami e accogliere l’apporto che ciascuna delle persone che accompagno mi può dare: anche loro accompagnano me, mi arricchiscono, mi trasmettono le proprie conoscenze ed esperienze.
Ti saluto chiedendoti cosa vorresti consigliare ai giovanissimi, ai ragazzi che – ancora a scuola o all’università – stanno pensando al loro futuro, con speranza ma anche con incertezza.
Il consiglio che mi sento di dare ai giovanissimi è di mettersi in gioco, di mettersi in discussione, guardando fuori dagli schemi. Soprattutto, in una realtà che crede poco nei giovani e considera poco il nostro potenziale, è fondamentale credere in se stessi, pensare: “Io ce la posso fare”. Inseguire i propri sogni e credere fortemente nei propri obiettivi, perché crederci è il primo passo per riuscirci. Io ancora non so se riuscirò a fare del mio progetto la mia professione. Sicuramente, però, il fatto di crederci mi sta dando le forze e l’energia per aggiungere giorno dopo giorno un piccolo tassello al mio sogno: tutto questo mi sta regalando tanto entusiasmo e mi sta aiutando a (ri)trovare la fiducia in me stessa.
(Foto: per concessione di Caterina).
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