Il ciclocross è una disciplina dura e difficile. Nato ai primi del Novecento in Europa come allenamento invernale per i corridori su strada, il ciclocross è divenuto pian piano una disciplina autonoma con un proprio calendario.
E’ molto diffuso in tutta Europa, specialmente nelle Fiandre, in Svizzera ed in Italia. Prevede un carico di fatica e di tenacia che ben si sposano con le genti del vittoriese, terra che ha partorito il campione dei campioni di specialità, Renato Longo.
Ma la tradizione continua. E’ di questi giorni infatti la notizia dell’impresa sportiva di Elis Simeoni (nelle foto), che a Roma ad inizio anno ha vinto il campionato italiano amatori categoria Ews, correndo per i colori della Sc Sacilese.
Elis, giovane originaria di Sacile e residente a Cison di Valmaino, è il perfetto prototipo della figlia d’arte, visto che papà Luciano è un ex ciclista, mamma Ornella un’ex podista e le due sorelle gemelle, Arianna ed Elena, hanno entrambe la passione per la bicicletta. Elis è venuta a trovarci in redazione per una chiacchierata tra passato, presente e futuro.
QDP. Elis, cominciamo dall’inizio: come hai scoperto il ciclocross e quando hai cominciato a praticarlo?
ES. Potrà sembrare strano, ma sono una grande appassionata di moto enduro, specialità nella quale corro le gare del campionato triveneto. Il ciclocross l’ho scoperto alla tv guardando le competizioni che si corrono soprattutto in Belgio e Olanda. Lo pratico da poco più di un anno, da quando il mio compagno mi ha regalato una bici. Da allora ho cominciato ad allenarmi con regolarità e a fare qualche gara. Sono arrivati subito degli ottimi risultati, tanto che alla prima partecipazione ad una gara del trofeo triveneto mi sono classificata al 5° posto. Così ho comiciato a correre tutte le corse del trofeo e a gennaio mi sono decisa ad iscrivermi e a partecipare al campionato italiano di categoria che ho vinto.
QDP. Essere figlia d’arte aiuta nell’intraprendere la pratica sportiva?
ES. Assolutamente si. Per 12 anni ho fatto agonismo in atletica leggera sulle orme della mamma. Poi un infortunio mi ha bloccata. Così sono passata al triathlon, ma il nuoto proprio non mi piaceva, fino ad approdare all’enduro in moto e al ciclocross in bicicletta.
QDP Come si diventa campionessa italiana di ciclocross? Quante ore ti alleni alla settimana?
ES. Per caso… scherzo naturalmente! Quando ho realizzato di potercela fare ci ho dato dentro. Lavoro in palestra e sono istruttrice di spinning. Riesco ad allenarmi un paio di volte la settimana più le gare la domenica.
QDP. Segui un regime alimentare particolare?
ES. Durante la stagione agonistica, in prossimità delle gare, sì: niente alcolici, pochi dolci e a letto presto…
QDP. Tu vivi con il tuo compagno a Cison di Valmarino, un luogo ideale per allenarti….
ES. Per essere precisi vivo a Soller e non potrei chiedere di più. Appena fuori la porta di casa ho sterrato, asfalto, sentieri, salite, discese e percorsi di ogni genere… meglio di così!
QDP. Che bici usi? In cosa si differenzia da una tradizionale bici da strada?
ES. A livello estetico è simile ad una bici da strada. Ma le geometrie e la componentistica cambiano. Ad esempio, i copertoni sono più grossi e tassellati, i rapporti sono tendenzialmente più agili e i freni sono a disco.
QDP. Ci parli della gara che ti ha vista laurearti campionessa italiana? E’ stata dura?
ES. Si, il percorso era poco adatto alle mie caratteristiche, per niente tecnico, con rettilinei da “stradisti”. Mi sono detta “parto forte, dò tutto a costo di scoppiare”. E alla fine ho vinto…
QDP. Il successo porta alla notorietà, come è cambiata la tua vita dopo Roma?
ES. Non è cambiata molto. Qualcuno mi riconosce, soprattutto alle gare, e mi fa i complimenti, tutto qui…
QDP. Renato Longo è stato il super campione di specialità. Lo sai che negli anni Settanta ha vinto una gara del campionato italiano a Cison di Valmarino?
ES. Non sapevo avesse corso e vinto proprio a Cison. Ho avuto la fortuna di conescerlo e di parlaci insieme poco prima del campionato italiano. Penso mi abbia portato fortuna, è una persona straordinaria…
QDP. Chi sono i tuoi idoli nel ciclocross e nel ciclismo su strada?
ES. Se parliamo di ciclocross Mathieu van der Poel tra gli uomini e Pauline Ferrand-Prévot tra le donne, mentre se penso agli stradisti mi viene in mente Greg Van Avermaet.
QDP. Il doping rappresenta il lato oscuro del ciclismo, il ciclocross riesce a proteggersi?
ES. Penso e spero di si. Solo chi vince pulito vince veramente. Credo che il problema diventi più grosso nelle discipline dove girano tanti soldi. Come ex allenatrice di atletica che ha insegnato ai bambini, voglio credere nello sport pulito…
QDP. Il sogno nel cassetto per il tuo futuro?
ES. Sportivamente parlando, nel breve periodo, punto al Trofeo Triveneto e a rivincere il campionato italiano di ciclocross. In seguito mi piacerebbe diventare elite (professionista). Nella vita privata sto bene e mi sento realizzata, magari in futuro un figlio…
(Intervista a cura di Giancarlo De Luca © Qdpnews.it).
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