Lettera aperta alle comunità dei sacerdoti dell’Up dell’Abbazia da Cison a Miane: “Territorio e comunità vengano rispettati”

Essere comunità e persone capaci di rispetto, dialogo, solidarietà, senso del bene comune e del buon vicinato. L’invito è dei sacerdoti dell’Up dell’Abbazia, cioè delle parrocchie di Cison di Valmarino, Combai, Farrò, Follina, Miane-Campea-Premaor, Tovena e Valmareno.

E la lettera aperta è rivolta ai fedeli e ai cittadini di questo territorio Patrimonio dell’Umanità in cui le vigne, da sempre presenti ma nel tempo in modo più preponderante se non esclusivo su altre colture, sono diventate tema di scontro, in particolare per l’uso di pesticidi.

Dieci anni fa la diocesi di Vittorio Veneto promuoveva il convegno ecclesiale “Abita la terra e vivi con fedeltà”, tema a distanza di anni più che mai attuale, tanto che i sacerdoti rinnovano questo invito: “Abitiamo questo territorio da persone responsabili verso questa terra meravigliosa e verso le comunità che la abitano”.

“Il carattere dei nostri “veci” è stato forgiato dal territorio, da una terra verso la quale essi nutrivano un rispetto e un amore quasi sacrale, anche quando la terra era avara – scrivono don Adriano Sant, don Gianpietro Zago, padre Francesco Rigobello, padre Michele Stocco, don Maurizio Dassie e i diaconi Costantino Cusinato e Gino Poletta -. Mai, però, tanto avara come tanti suoi “padroni”.

I sacerdoti evidenziano poi come relazioni di buon vicinato, fatte di rispetto, di solidarietà e di attenzione agli altri sono oggi minacciate da atteggiamenti e comportamenti irresponsabili di molte persone.

“Non solo irresponsabili, ma privi di umanità – scrivono -. Avvertiamo anche un crescere costante di indifferenza e qualunquismo morale verso la sofferenza, i disagi, le paure e i timori di tante persone causate da un uso talvolta incontrollato di fitofarmaci (pesticidi)”.

Ci preoccupa – aggiungono – un clima sociale che appare sempre più segnato da rancore, aggressività, invidia e gelosia, che feriscono e rovinano ulteriormente le relazioni sociali”. E il loro pensiero, e vicinanza, va alle famiglie di Premaor e a tutte quelle che “vivono situazioni di paura, disagio e sofferenza, rese ancor più tristi dall’indifferenza”.

“Non basta rispettare semplicemente il dettato di norme o di leggi per sentirci a posto – sottolineano -. Stalin, Hitler, Mussolini, Mao e via seguendo hanno mandato a morte milioni di persone nel rispetto delle leggi. C’è anche l’umanità dell’uomo, i diritti dei più deboli e della terra. Noi preti non abbiamo alcun potere di intervento. Mentre chi il potere ce l’ha sembra spettatore distratto o, forse, indifferente o altro”.

“Ci rivolgiamo, – concludono – dunque, al cuore e alle coscienze delle persone, anche quelle di “casa nostra”, che ancora non hanno sepolto sotto i soldi, il potere e l’avidità quei valori minimi e indispensabili per essere comunità e persone capaci di rispetto, dialogo, solidarietà, senso del bene comune e del buon vicinato”.

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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