A Cison e dintorni non si parla d’altro. Il restauro di tre storiche scritte risalenti al ventennio fascista ha animato le vie del borgo, con i cisonesi che sulla materia si sono confrontati senza esclusione di colpi.
Il sindaco Cristina Pin ci tiene a precisare che il restauro rientra in un progetto dal valore di 115 mila euro, volto al recupero di tutte le storiche scritte presenti nel paese. Per lo più si tratta di scritte murali indicanti il nome delle vie e delle borgate, a cui è stato abbinato un lavoro di recupero dei vecchi toponimi.
“Abbiamo restaurato anche tre scritte presenti su altrettanti edifici e risalenti al ventennio – afferma la Pin – ma solo per il valore storico che esse hanno. Ora apporremmo delle tabelle che le contestualizzeranno”.
E le opposizioni cosa ne pensano? Carlo Dalla Fontana e Giuseppe Benincà di Laboratorio Cison, pongono l’accento sul fatto che “l’importane è che non ci sia nessuna strumentalizzazione o tanto peggio un desiderio di revisione o riabilitazione storica del ventennio, ed in tal senso ben venga la contestualizzazione con le tabelle promesse dal sindaco”.
Ma cosa conterranno questi pannelli? Cristina Munno, studiosa della storia locale, alla quale la giunta Pin ha chiesto una “consulenza storica” da lei data gratuitamente e volta alla stesura dei testi tabellari, ci tiene a sottolineare che le tre scritte murali rappresentano un “elemento didattico che può servire quando capita di raccontare la storia di Cison, siano scolaresche o turisti da accompagnare per le vie del paese”.
In particolare poi, dal punto di vista storico, la Munno le spiega così: “La scritta “Camminare e costruire e se necessario combattere e vincere” è tratta da un discorso di Benito Mussolini pronunciato a Torino il 23 ottobre 1932 per il decennale della Marcia su Roma . Per quanto riguarda le altre due le scritte fasciste presenti nel centro storico di Cison di Valmarino, una si trova sulla facciata di Villa Brandolini (Casa Granda) all’imbocco sud della piazza, un’altra in viale Trento Trieste. La propaganda muraria fascista, assieme a quella radiofonica e cinematografica fu un elemento di capillare diffusione, in tutto il territorio italiano, di imperativi indirizzati a “forgiare lo spirito” di un popolo valutato dallo stesso “Duce” come disomogeneo, imbelle e bisognoso di essere riportato – anche grazie a queste frasi – ai miticizzati “fasti dell’impero romano”. Di quel periodo storico vanno ricordate anche le attività di propaganda dei fratelli cisonesi Ada e Remo Dolce, in particolare una ricerca folklorica edita in un importante volume e un filmato dell’Istituto Luce”.
“Nel ventennio fascista non mancarono in paese elementi di dissenso e di lotta antifascista – prosegue Cristina Munno – Risultano undici cisonesi iscritti nel Casellario Politico Centrale fra 1933 e 1943. Tre di questi conobbero il confino, sette furono costretti a fuggire all’estero. Inoltre, a seguito della promulgazione delle reggi razziali furono 30 gli ebrei internati a Cison su ordine del regime, la maggior parte di essi riuscirà a fuggire dopo l’armistizio nel 1943”.
(Fonte: Giancarlo De Luca © Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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