Che cosa grande sono i cani. Quante volte navigando nel web ci si imbatte in post dedicati a loro? Chi accoglie con gioia un nuovo cucciolo, chi dà l’ultimo saluto a un amico che gli ha fatto compagnia per dieci, quindici, a volte vent’anni.
Nella giornata mondialeche li festeggia, sono infinite le manifestazioni di affetto che si riscontrano in tutte le culture, da parte di chiunque: dal nostro vicino di casa all’attore di Hollywood, dal professore di campagna al politico più in vista.
Qdpnews.it ha voluto riportare la memoria del collaboratore Pio Dal Cin, a cui si accende una luce particolare negli occhi quando parla della sua Girl.
“Da quando riesco a pescare nella memoria di bambino ricordo di avere sempre avuto con me uno di questi angeli custodi. A me piace definirli così. Ad ogni cane che moriva quando ero bambino seguiva un periodo fatto di lacrime, di dolore. Mia madre aveva capito l’importanza di far crescere noi tre fratelli in loro compagnia e, dopo qualche giorno dalla inevitabile scomparsa, ci faceva la sorpresa di farci trovare un nuovo cucciolo ed ecco che al dolore della scomparsa di Fufi, Bibo, Chica, Terry, Fido si respirava un’aria di rinascita. Questo nella vita mi ha insegnato a superare i momenti tristi: mi sono reso conto anche quando mamma e papà sono tornati in cielo che quell’allenamento da bambino era servito a farmi capire come superare il dolore“.
Nel 1997 sono rientrato dagli Stati Uniti. A Hollywood, in Florida, con me c’era Girl. Era un labrador nero con un buonissimo pedigree e a dieci anni si era ammalata, perdendo la vista. Non era il mio cane, ma lo diventò il giorno che Marylin, la proprietaria della casa dove vivevo in affitto decise che era ora di abbatterla: Dobbiamo andare in vacanza nel New Jersey – Mi disse – Non possiamo certo portarci dietro un cane cieco”. Così Girl venne in Italia con me e da lì inizia una carrellata di flash.
Lei che andava a sbattere dappertutto, lei che si sedeva accanto a me in spiaggia al tramonto, lei che si godeva metà dei miei panini cubani o dei polli arrosto di cui entrambi andavamo ghiotti. Girl si sobbarcò tutto il viaggio in aereo da Miami a Venezia. Ci vollero 1000 dollari tra vaccinazioni gabbia per il trasporto e biglietto di viaggio. Passò una settimana prima che potesse rimettersi in piedi e camminare. Poi arrivò una sera di pioggia, il 30 novembre Girl uscì e perse l’orientamento.
La ritrovai stesa sull’asfalto, investita da un camion o da un’auto. Ricordo che mia madre teneva l’ombrello sopra la mia testa mentre scavavo una buca abbastanza profonda per contenerla. Avevo 41 anni allora ma piansi come piangevo quando ero bambino, senza vergogna. Avevo perso un’amica e la tristezza di quel momento mi accompagnò per otto lunghi giorni, in cui piansi ogni momento, pensando a cosa avrei dovuto o potuto fare per evitare quel tragico incidente. Passarono i giorni, i mesi e gli anni.
Dopo Girl ci sono stati altri cani, come è sempre stato nella mia vita. Se quando muore un cane ci si chiude a riccio non si fa che chiudere il dolore in uno scrigno. La formula giusta, ho capito, è sempre la stessa: aspettare un po’ e convogliare il dolore in modo che si trasformi in amore e in coccole per il nuovo cucciolotto”.
(Fonte: Redazione Qdpnews.it).
(Foto: Pio Dal Cin).
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