Fa eco al loro ricordo quello del discendente dei proprietari della Villa Thomas Toderini dei Gagliardis della Volta: “Nobiltà, per definizione, è un termine che avoca a sé l’insieme delle azioni più elevate e sublimi e non è un caso che da sempre, i salotti nobiliari siano stati teatro di espressioni artistiche di varia natura”.
“I Toderini patrizi veneti – prosegue – benché ancora discendenti dalla nobile e più antica casata dei conti palatini “Gagliardis dalla Volta”, furono certamente protagonisti di quel Settecento veneziano, da cui non poterono sottrarsi in quanto agli sfarzi e all’usanza di circondarsi di artisti di ogni cultura, dalla musica, alla letteratura, alla pittura e fino ad arrivare all’architettura così ben espressa dalla magnifica Villa che oggi rappresenta il cuore pulsante di Codognè”.
“La tradizione vuole che queste nobili dimore, oggetto di svago, ma anche espressione di dominio, fossero per parte destinate ad accogliere manifestazioni di carattere culturale, dov’era usanza incontrarsi per condividere il gusto del bello – sottolinea – in un certo qual modo, potremmo dire che le Ville Venete siano state antesignane dei moderni circoli culturali”.
“I vari rami della mia famiglia, hanno dunque il vanto di aver ospitato nelle loro tenute, insigni artisti tra cui Ugo Foscolo, il quale di famiglia certamente notabile, poco più che un ragazzo fu ospite in alcune occasioni del nostro ramo patrizio a Codognè” commenta.
Testimonianza dei soggiorni codognesi di Ugo, ci arrivano attraverso un paio di odi scritte dal sommo poeta nel 1797, in occasione della sacra vestizione di Maria, figlia di Sua Eccellenza Ferdinando Toderini de’ Gajardis, il quale naturalmente appassionato di poesia e di letteratura, amò circondarsi degli artisti del suo tempo in quel meraviglioso teatro di vita quotidiana che tutt’oggi Codognè sa incarnare così bene.
Al tempo Ugo Foscolo era poco più di un ragazzo, 19 anni appena, ma aveva già dato sufficiente sfoggio di cultura e sapienza, tanto da essere desiderato dal Toderini, tra i suoi ospiti più apprezzati, e ancora oggi io amo immaginare momenti di incontro a recitare liriche nei saloni di Casa Toderini, ma ancora amabili passeggiate tra i vigneti e la “Mutera” che ancora oggi ci sussurrano la leggerezza del bel vivere in villa…” .
Lo scrittore Giorgio Leonardi ha appena pubblicato una biografia su Ugo Foscolo e ne sintetizza così il carattere: “Quella di Foscolo è una figura estremamente affascinante, e soprattutto modernissima nella molteplicità delle sue espressioni. Il retaggio scolastico spesso ci consegna l’immagine di un uomo austero e tenebroso, ma Foscolo fu molto altro“.
“Nella mia biografia sul poeta di Zante (“Ugo Foscolo. Imprese, amori e opere di un ribelle”, uscita lo scorso anno per le Edizioni della Sera), attraverso lettere e testimonianze, ne ho ricavato un ritratto in buona parte inedito. Ho voluto infatti raccontare, oltre al grande letterato, anche l’uomo con le sue fragilità, i suoi tormenti, le sue intemperanze caratteriali e i suoi tanti amori controversi (tra cui quello con la “veneziana” Isabella Teotochi Albrizzi, in foto)” spiega.
Ma Foscolo fu anche un uomo molto generoso, con il coraggio delle proprie idee. Un uomo che non ha mai esitato a sfidare il potere di turno, senza fare calcoli, pagandone le conseguenze con l’isolamento, l’esilio e la miseria. Non è un caso che Mazzini lo definì “il padre di tutti gli esuli”.
Fin da giovane, da patriota e giacobino, condusse una vita raminga, a causa delle sue precoci prese di posizione politiche, perennemente in fuga prima in Italia e poi all’estero.
Nel corso dei suoi innumerevoli soggiorni non sostò mai a lungo, e questo complica il compito del biografo alla ricerca di tracce spesso labili dei fugaci spostamenti di quest’uomo dall’indole ribelle. Prima ancora che italiano, fu veneziano di adozione (la natia Zante era allora un protettorato della Serenissima), e nel Veneto trovò il suo primo rifugio, sui colli Euganei: luogo in cui inizia, non a caso, la tragica vicenda autobiografica di Jacopo Ortis nell’omonimo romanzo giovanile.
È sempre lodevole aggiungere tasselli all’itinerario letterario e politico di questo straordinario ramingo, documentando ogni sosta del suo pellegrinaggio, perché ciò significa restituire ulteriori scampoli di umanità alla vita di Ugo Foscolo.
Vita breve e travagliatissima, peraltro, conclusa in un tugurio londinese, in povertà e in quasi totale solitudine. Destino misero, in vita, per un gigante della storia, che solo post mortem trovò requie ai suoi vagabondaggi, quando il grande esule poté tornare definitivamente in patria, per riposare in eterno in un sacello fiorentino, circondato da quelle che lui stesso definì “l’urne de’ forti”.
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(Fonte e foto: Pio Dal Cin © Qdpnews.it).
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