Colle Umberto, a quasi 6 anni dalla tragedia tutti assolti i tre imputati per la morte dei coniugi Emilio e Antonia Alpago

Gianni Alpago non è responsabile per la morte dei genitori Emilio e Antonia, uccisi nel rogo della loro casa la notte del 16 marzo 2016 a Colle Umberto. A stabilirlo la sentenza emessa oggi martedì dal Tribunale di Treviso, che ha assolto “perché il fatto non sussiste” il 50enne carabiniere dall’accusa di omicidio colposo. Assolti dalla stessa accusa, “perché il fatto non costituisce reato”, anche Giovanni e Tarcisio Dotta, i soci dell’Immobiliare “Da Vinci” proprietaria e costruttrice dell’abitazione di via dei Cinti, dove la coppia morì intrappolata dalle fiamme e dal fumo.

La Procura di Treviso aveva chiesto una condanna a due anni per i soci e l’assoluzione per il figlio degli anziani che, nel processo, oltre a essere imputato assistito dall’avvocato Sabrina Dei Rossi, si era anche costituito parte civile con l’avvocato Christian Fornasier. Il giudice Christian Vettoruzzo ha assolto i tre imputati con formula piena (l’unico ad aver in precedenza patteggiato era stato Pietro Dotta, legale rappresentante dell’immobiliare).

Alla lettura della sentenza, Alpago era in aula e ha confidato al suo avvocato: “Sono contento che sia stato chiarito che non è stata colpa mia, mi resta l’amarezza perché sono stati assolti gli altri imputati e non c’è quindi un responsabile per la morte dei miei genitori”. Era a lui che il supplemento di perizia disposto dal Tribunale attribuiva la colpa, non volontaria, del divampare dell’incendio e non all’assenza della porta-tagliafuoco che, secondo l’accusa, i costruttori non avrebbero installato. “La porta tagliafuoco non avrebbe impedito la morte di Emilio e Antonia, perché a spingere il fumo verso l’abitazione fu l’apertura del basculante” aveva concluso l’ingegner Riccardo Bonaventura, consulente del tribunale.

Il figlio era accusato di essere corso in garage lasciando aperta la porta sulle scale che conducevano all’appartamento, di essere uscito dal portoncino d’ingresso senza avvertire i genitori e di aver aperto il basculante del garage nel tentativo di salvare la sua auto, provocando “l’effetto camino” che avrebbe alimentato le fiamme e il fumo spingendoli verso l’appartamento. “Siamo soddisfatti perché anche la Procura ha ritenuto Alpago estraneo ai fatti – commenta l’avvocato Dei Rossi -. Per lui, dopo un calvario in cui ha subìto la perdita dei genitori e anche il processo, resta l’amarezza di non avere un responsabile, ma è comprensibile che per un figlio sia difficile da accettare”.

Ai soci dell’Immobiliare, Giovanni Dotta difeso dagli avvocati Barbara Camerin e Silvia Biscaro, e il fratello Tarcisio difeso dall’avvocato Maristella Mazzon, la Procura contestava invece di non avere rispettato le normative installando tra l’appartamento e il garage una semplice porta di legno e non una tagliafuoco con anima in acciaio e chiusura automatica. “Questa sentenza – commentano gli avvocati Camerin e Biscaro – dopo cinque anni, sancisce finalmente che non c’è stata responsabilità da parte dei soci in questa tragedia, dimostrata anche dal supplemento della perizia”.

(Foto: archivio Qdpnews.it)
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