Per il presunto inadempimento di una vecchia convenzione del 2008, all’interno di un complesso iter burocratico per la realizzazione del piano di lottizzazione Campardone, una ditta proprietaria di un terreno aveva fatto ricorso nel 2012 al Tar Veneto, il quale lo aveva accolto condannando il Comune.
Il Consiglio di Stato con sentenza dei giorni scorsi ha invece accolto l’Appello dell’Amministrazione, presentato nel 2020, che dovrebbe porre fine ad un contenzioso definito proprio “complesso” dallo stesso organo superiore.
La pronuncia del Tar regionale era infatti estremamente gravosa per l’amministrazione, come ha spiegato il sindaco Sebastiano Coletti, una vera “batosta” su tutta la linea, con una condanna finale del Comune ad un risarcimento di oltre 100mila euro più spese legali.
All’indomani del ricorso della ditta, la nuova amministrazione si era appena insediata, era stato aperto un tavolo di trattativa che però ancora a fine 2020 non si è riusciti a chiudere.
Motivo per il quale alla fine il Comune, assistito dall’avvocato Maurizio Zanchettin di Conegliano, ha deciso di “andare a sentenza”.
E se era difficile ribaltare integralmente la sentenza di primo grado il collegio di difesa del Comune ha concentrato l’attenzione su alcuni punti da scardinare: da un lato togliere la condanna al risarcimento del danno e dall’altro, fare salve sia le limitazioni al trattamento rifiuti nonché alcune cessioni dei terreni al Comune collegate alla successiva trasformazione urbanistica approvata nel 2012 in area “produttiva”.
E quindi se è stata confermata la risoluzione della Convenzione Confin del 2008, è stata però annullata la condanna del Tar che imputava al Comune il pagamento della somma di oltre 130mila euro per risarcimento danni e spese legali.
Infatti il Consiglio di Stato ha ritenuto che non vi fosse alcuna responsabilità da imputare al Comune, quanto invece un’impossibilità legata alla mancata attuazione del Piano di Lottizzazione “Campardone”.
Inoltre ribaltando la sentenza di primo grado, invece è stata confermata la legittimità delle previsioni del Piano degli Interventi del 2012: è stata quindi confermata la cessione di alcune aree al Comune, ma soprattutto sono state confermate le limitazioni introdotte dal Comune circa il trattamento di materiali ferrosi.
“Detta limitazione – spiega Coletti – contrariamente a quanto ritenuto dal Tar Veneto era ed è invece pienamente legittima, in quanto è stato riconosciuto al Comune il potere/dovere di normare, con il proprio piano regolatore, non solo l’urbanistica in senso stretto, ma anche tutte le altre esigenze che concorrono al miglioramento della qualità ambientale di vita dell’intera popolazione. Su questo punto la sentenza credo farà “giurisprudenza” in Veneto”.
In conclusione, si è cercato di “salvare il salvabile”, le previsioni della Vecchia Confin 2008, che prevedevano la cessione immediata delle aree al Comune, sono saltate ma almeno il Comune non dovrà rimetterci anche soldi.
“Ci sarà modo – conclude Coletti – di risentirci con la ditta dopo la composizione di un contenzioso durato 10 anni e ben tre amministrazioni. Confido che dopo l’estate si troverà un componimento di tutte le questioni ancora irrisolte”.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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