“Amici del Cima”, sipario su quarant’anni di storia. “I classici non attirano i giovani”

La statua del Cima inaugurata un anno fa

Conegliano si spegne la lunga storia dell’associazione “Amici del pittore G. B. Cima”, una realtà sorta nel 1982, allo scopo di diffondere la conoscenza del pittore più noto della città, a cui lo scorso anno è stato dedicato un busto.

Una realtà che si è anche interessata di promuovere la conservazione della memoria artistica del Cima, organizzando convegni, visite guidate ai musei e viaggi, in Italia e all’estero, sulle tracce del pittore.

L’associazione, sorta da un’idea di Mario Vazzoler (che ne fu il presidente dal 1982 al 1984), inizialmente affiancò la Fondazione Cima, nata da Camillo Vazzoler, il quale acquistò la casa natale del Cima stesso, curandone il restauro. Fondazione che, all’interno del proprio consiglio, contava figure di studiosi come don Nilo Faldon. Poi, nel 1985, l’inizio delle attività “in proprio” organizzate dall’associazione.

Negli anni si sono susseguiti diversi presidenti: dopo Vazzoler, il ruolo è toccato a Grazia Curtarelli, Maria Gabriella Burigo, Daniela Da Col (che, dopo l’esperienza del 2012-2017, ha ricoperto un secondo mandato, iniziato tre anni fa fino a oggi), Paola Angela Perin.

“L’associazione chiude per un mancato ricambio generazionale: non siamo riusciti a fare un nuovo consiglio, vista la scadenza delle cariche – ha spiegato la stessa Daniela Da Col, ultima presidente dell’associazione -. Tutto ciò è avvenuto per una questione di età dei soci: gli ultimi tre anni sono stati molto faticosi, per via del Covid, per l’anzianità dei soci e per motivi vari. Il consiglio avrebbe dovuto essere composto da sette persone, l’ultimo ne contava invece cinque”.

E anche il gruppo stesso dell’associazione, che in passato aveva toccato quota 120 soci, si era abbassata al numero di 39.

“Dispiace perché abbiamo fatto tante cose molto belle, organizzato viaggi dove andavamo a vedere cose particolari, tanto che alcune agenzie di viaggio e guide turistiche ci hanno chiesto di adottare i nostri itinerari. A Edimburgo siamo addirittura scesi nel caveau di un museo – ha spiegato Da Col, la quale ha fatto una riflessione sulla questione del cambio generazionale -. Gli studenti universitari hanno altri interessi: molti fanno sport e altri sono interessati al cinema, ma la cosiddetta ‘cultura classica’ non attira. E pensare che abbiamo fatto diverse collaborazioni con le scuole”. Collaborazioni che hanno contato anche delle borse di studio.

“Anni fa ricordo che eravamo costretti a rifiutare delle iscrizioni ai nostri viaggi, perché eravamo in troppi e oggi, invece, qualcosa è cambiato nella vita quotidiana. Da presidente ho davvero provato di tutto, per attirare dei soci, ma non si sono avvicinati all’associazione neppure i 60-65enni che vanno in pensione – ha continuato -. Questa chiusura è un enorme dispiacere. Gli ultimi fondi che abbiamo, a fine anno li useremo per istituire una borsa di studio, oppure per acquistare degli strumenti musicali destinati alle scuole”.

(Autore: Arianna Ceschin)
(Foto: archivio Qdpnews.it)
(Articolo di proprietà di Dplay Srl)
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