Aperto in via Maset lo sportello “Cambiamento maschile” rivolto agli uomini violenti. Nella Marca oltre 400 i casi di violenza di genere

Ha aperto in città lo sportello “Cambiamento maschile”, rivolto a uomini violenti che attraverso un percorso seguito da personale formato e aggiornato possano così cambiare il proprio comportamento.

Lo sportello è situato in via Maset 1 a Conegliano: è aperto il lunedì (11.30-14.30), il mercoledì (15.30-18.30) e il venerdì (11.30-14.30). Si accede gratuitamente e su appuntamento, contattando il numero 345-9528685 oppure scrivendo all’indirizzo cambiamentomaschile@gmail.com.

Attualmente la situazione in termini di violenza di genere rimane allarmante: nella sola Marca trevigiana, si stima che siano oltre 400 i casi noti di violenza di genere. A cui devono essere sommati tutti quei casi sommersi, non segnalati o denunciati.

A fare le spese di questa situazione sono i soggetti più fragili, le donne ma anche i minori, i quali presentano delle conseguenze non visibili nell’immediato ma che, al contrario, si sviluppano nel tempo, come ad esempio i disturbi dell’attenzione. Nel caso dei servizi rivolti ai minorenni, che vivono o hanno vissuto in un contesto violento, la richiesta di supporto è salita al 30%. Un dato da non sottovalutare.

L’apertura dello sportello è stata possibile grazie al progetto europeo “Change”, cofinanziato dalla Commissione europea e guidato dalla Cooperativa sociale Itaca: il servizio sarà d’ora in avanti un punto di riferimento per il bacino d’utenza dei 28 Comuni afferenti all’area dell’Ulss2 Marca trevigiana.

“Mancava un pezzo nella rete d’intervento”, ha osservato Nicola Michieletto, direttore dell’Unione operativa complessa Infanzia adolescenza famiglia e consultori dell’Ulss 2, nel corso della conferenza stampa di presentazione dello sportello.

Conferenza stampa durante la quale è emerso quanto gli uomini violenti, in mancanza di un intervento mirato, possano reiterare la violenza.

Negli anni si è parlato molto della violenza di genere, a causa dei numerosi casi di cronaca emersi nel tempo. Nonostante gli aiuti messi in campo, era necessario creare una certa complementarietà tra i vari servizi pubblici e privati: questo è uno degli aspetti alla base dell’apertura di questo sportello così particolare.

Sportello che presuppone l’avvio di un percorso della durata di un anno e mezzo, per far sì che l’uomo in questione possa ribaltare il proprio atteggiamento e scordarsi i comportamenti del passato.

“Una sfida sul piano culturale”, è stata definita in conferenza stampa mentre, nel frattempo, l’attività dello sportello stesso sarà sottoposta a un’analisi, in tema di impatto del servizio sul territorio, che durerà circa per un paio d’anni. L’aiuto che sarà prestato, in sostanza, non dovrà essere “un fuoco d’artificio che si esaurisce in poco tempo”.

Alla presentazione dello sportello, oltre a Michieletto e all’assessore al Sociale di Conegliano Gaia Maschio, erano presenti Elena Gajotto, vicepresidente della cooperativa sociale “Una casa per l’uomo”, Guglielmo Mazzer, responsabile dell’area Giovani e sviluppo di comunità della cooperativa sociale Itaca e Loris Balliana, presidente di Fondazione di comunità.

Tutti i numeri della violenza

Secondo i dati riportati da Elena Gajotto, lo sportello già esistente a Montebelluna ha ricevuto oltre 300 contatti da uomini autori di violenza. Soltanto nel 2022 i contatti sono stati in tutto 90, con un aumento del 45% rispetto all’annata precedente.

“Sono numeri bassi, se confrontati con quelli degli accessi al pronto soccorso”, ha commentato, specificando che, a differenza di quanto si potrebbe pensare, non è così semplice tracciare un identikit dell’autore di violenze: secondo una stima, infatti, gli uomini violenti hanno in genere un’età compresa tra i 41 e i 50 anni, il 72% sono italiani e il 70% ha un livello medio di istruzione. L’85% lavora, mentre il 16% ha precedenti penali per reati di violenza di genere.

Dati che tracciano, quindi, il profilo di un “uomo qualunque”, motivo per cui è emerso che la “violenza è un fenomeno culturale, diffuso in tutte le aree e ambiti sociali”. Si tratta, in sostanza, di uomini caratterizzati da un’escalation di violenza e contraddistinti da una modalità di comportamento che conduce a oggettivizzare l’altra persona.

L’obiettivo è quindi quello di agire fin dall’infanzia, scardinando tutta una serie di stereotipi culturali, alla base degli episodi di violenza, secondo quanto emerso in conferenza stampa.

A livello regionale, i casi di recidiva dopo il percorso di recupero hanno toccato il 10% e comprendono anche casi di ricadute in fenomeni di violenza psicologica, una tipologia di violenza che è ancora difficile identificare e per la quale gli operatori sono impegnati a “tessere un lavoro di informazione e sensibilizzazione“.

Tutto ciò perché si stima che, a livello internazionale, una donna su tre subisca almeno un episodio di violenza (anche psicologica) nel corso della propria vita.

Uno scenario in cui la pandemia non ha fatto che aggravare la situazione, scoperchiando il “vaso di Pandora”. A tutto ciò non sono di aiuto neppure i social, dove spesso si predilige uno stile comunicativo tendenzialmente ostile, sviluppando veri e propri fenomeni di violenza digitale, che comprendono casi di stalking e di revenge porn, un fenomeno che nel 50% dei casi ispira alle vittime dei propositi suicidi.

Non mancano neppure fenomeni inversi, ovvero casi di violenza in cui è il partner maschile a subire degli atteggiamenti poco consoni e rispettosi da parte della propria partner: si tratta di casi numericamente inferiori e ridotti rispetto agli episodi di violenza di genere, ben più dilaganti, che non degenerano negli atti fisici. Nonostante ciò, è un fenomeno che è stato registrato e che rientra nella categoria della violenza individuale.

Tutti aspetti che non fanno altro che rimarcare quanto ci sia ancora molta strada da fare a livello culturale.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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