Nel corso dell’anno scolastico 2018/19 il preside di un Istituto Comprensivo di Conegliano aveva comminato una sanzione disciplinare ad una maestra, accusata da una collega di aver diffamato un’insegnante assente nel corso di una riunione scolastica. Il verbale che riferiva sul comportamento diffamatorio però non era stato sottoscritto, risultando pertanto nullo.
La ricorrente, maestra Gabriella Lovat, aveva negato di aver mai proferito tali ingiurie e altre colleghe presenti confermavano la versione della stessa. Il preside, dal canto suo, non si preoccupava di sentire le presenti alla riunione, limitandosi a dar credito a quanto riportato nel verbale non firmato e sanzionando di conseguenza la Lovat, che si vedeva costretta a ricorrere al Giudice del Lavoro per poter dimostrare la propria innocenza.
Il Giudice del foro di Treviso, Maria Teresa Cusumano, a seguito dell’esame degli atti, ha dato recentemente ragione alla ricorrente censurando il comportamento dell’amministrazione scolastica e condannandola alle spese legali.
Il ricorso è stato curato dall’avvocato Innocenzo D’Angelo su mandato del sindacato Gilda degli Insegnanti.
“Siamo di fronte all’ennesimo caso in cui una negligenza di un preside ha comportato un danno erariale per le casse dello Stato in quanto il dirigente non è chiamato a rispondere in prima persona e viene difeso d’ufficio dall’Avvocatura dello Stato – spiega Michela Gallina, coordinatrice provinciale del sindacato Gilda Insegnanti -, mentre l’insegnante si è trovata costretta ad individuare e pagare un avvocato a spese proprie oltre ad affrontare i tempi e le incertezze della giustizia e il dispiacere personale e la mortificazione di sentirsi vittima di accuse insussistenti”.
“In questo caso la vicenda si è conclusa con soddisfazione della ricorrente ma il più delle volte i docenti rinunciano a difendersi in tribunale perché troppo costoso – continua la sindacalista -, nella scuola c’è proprio un vuoto normativo mai colmato, molto penalizzante e grave, che consente la sola tutela dei dirigenti scolastici e non dei docenti, discriminando e sfavorendo i soggetti più deboli, come dire: la giustizia esiste solo per chi se la può permettere”.
Gallina conclude: “Auspichiamo il prossimo contratto recepisca l’esigenza di un dispositivo di tutela che consenta agli insegnanti di difendersi senza dover necessariamente ricorrere ad un legale per agire avanti ad un Tribunale a spese proprie. Un tempo i collegi di disciplina assolvevano a questa funzione, si potrebbe pensare a qualcosa di simile”.
(Fonte: Gilda Insegnanti Treviso).
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