Oramai il suono della prima campanella dell’anno scolastico 2021-2022 è alle porte e proprio in questi giorni, in occasione di una delle conferenze stampa indette dal presidente della Regione Veneto Luca Zaia, si è parlato del tema delle “Scuole sentinelle”.
Si tratta di un progetto regionale che solo nel trevigiano coinvolge 238 classi, in un’iniziativa di monitoraggio del contagio nella popolazione scolastica: in sostanza, ogni 15 giorni gli studenti delle scuole coinvolte dovranno sottoporsi a un test salivare, poi consegnato in laboratorio e con la possibilità di avere il referto entro le 24 ore dalla consegna.
Tutto ciò consentirà di comprendere l’andamento della vita scolastica, da un punto di vista sanitario, e l’individuazione di eventuali positivi, per scongiurare l’insorgere di focolai.
Questo per permettere di avere le lezioni in presenza, evitando interruzioni con la Dad, come era avvenuto lo scorso anno, cosa che aveva causato non pochi disagi.
Secondo un documento diffuso dalla Regione Veneto, nel coneglianese sono stati coinvolti gli istituti comprensivi 1 e 2, sia per quanto riguarda le scuole primarie sia per le secondarie di primo grado, mentre la Scuola enologica compare nella categoria delle scuole superiori aderenti.
In realtà il progetto era già stato proposto nei mesi scorsi, con il coinvolgimento dell’Itis “Galileo Galilei” a febbraio. Complessivamente, quindi, l’Ulss2 ha calcolato nella Marca una proiezione di 2.744 test ogni 15 giorni, ovvero 5.488 analisi al mese.
Come ha spiegato Marina Di Fatta, vicepreside del Cerletti, che si è occupata direttamente del progetto, l’istituto ha ricevuto la proposta di partecipare all’iniziativa dall’ispettrice regionale Franca Da Re e ora si tratterà di capire quanti studenti, tra i 1.400 delle sedi di Conegliano e Piavon, aderiranno al progetto: sì perché saranno proprio le famiglie a stabilire se far sottoporre i propri figli, oppure no, a questa tipologia di test ogni 15 giorni.
“Siamo orgogliosi di partecipare all’iniziativa e ci speravamo anche l’anno scorso – ha dichiarato Di Fatta – Già la scorsa annata abbiamo fatto un ottimo lavoro, in costante collegamento con il Dipartimento della Salute: si tratta di un’iniziativa che abbiamo visto come un’opportunità”.
“Non possiamo obbligare gli studenti a sottoporsi al progetto, ma saranno le famiglie a dover decidere per i propri figli – ha proseguito – La scuola è sempre stata tenuta sotto controllo, quindi vediamo l’iniziativa come un’ulteriore opportunità e non come un’imposizione”.
“Crediamo sia un modo per poter stare in presenza – ha concluso – in quanto la Dad in alcuni casi non è stata costruttiva”.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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