Come era stato anticipato dal sindaco Fabio Chies negli scorsi mesi, il forno crematorio di Conegliano è diventato pienamente operativo per l’estate: con l’inaugurazione dello scorso 13 luglio si è chiuso il cantiere che ha visto il coinvolgimento di due amministrazioni – quella di Floriano Zambon diede il via ai lavori nel 2016 – in un ambizioso progetto che mette la città al centro di un potenziale bacino di tre province: Treviso, Belluno e Pordenone.
Albino Luise, presidente della società Veritas Conegliano che ha finanziato e diretto la costruzione della struttura, spiega che ora la città è dotata di un impianto tecnologicamente all’avanguardia con due linee di cremazione, dove tutto il processo viene sottoposto ad uno scrupoloso controllo, in particolare riguardo due aspetti: la tracciabilità del feretro e l’impatto ambientale.
Lo stesso edificio che ospita gli impianti, costruito tra la moderna ala sud-est del cimitero di San Giuseppe e la rotonda di fronte al Coné in viale Italia, rivela due anime: una elegante e minimale pensata per donare momenti di raccoglimento e tranquillità ai parenti dei defunti, l’altra tecnologica e condotta con una rigorosa attenzione al processo di cremazione.
L’ingegner David Canelli di Veritas rivela lo scrupolo che la società riserva a quest’ultimo aspetto, in particolare riguardo l’identità del feretro, sempre sottoposta a verifiche.
“All’arrivo dell’autobara c’è un controllo documenti e la compilazione di un fascicolo che accompagnerà il feretro e verrà sottoposto ad ulteriore controllo il giorno della cremazione. Si controllano la cassa, i documenti e l’urna con una verifica in contraddittorio tra l’addetto al trasporto e l’addetto allo scarico”, spiega Canelli, che sottolinea come il processo prosegua solo in assenza di problemi.
Nel caso di una cerimonia laica, la bara raggiunge i forni passando per la sala del Commiato, luogo speciale pensato per concedere ai cari del defunto dei momenti per ricordare lo stesso, e anche di assistere all’entrata del feretro nella bocca dei forni attraverso uno schermo in una postazione più intima.
Concluso il processo di cremazione, dalla durata variabile a seconda del legno utilizzato per la cassa e della corporatura del defunto, un ulteriore processo divide le ceneri dalle parti metalliche eventualmente residue. Una pietra refrattaria accompagna i resti durante la cremazione e viene posta con essi nell’urna, garantendo un ulteriore sistema di controllo dell’identità.
C’è poi l’altro aspetto di tutto questo lavoro che Canelli vuole sottolineare: la gestione oculata dell’impatto ambientale del processo, sia per quanto riguarda i rifiuti che le emissioni degli impianti.
Tutte queste operazioni portano infatti all’accumulo di una certa quantità di rifiuti metallici (parti ornamentali della bara ma anche chiodi e viti utilizzati nella costruzione), il cui smaltimento segue regole altrettanto rigorose.
Per quanto riguarda le emissioni, il processo di cremazione si basa su un aspetto inevitabilmente incontrollabile, quello della corporatura del defunto che, tecnicamente, costituisce il carburante. Gli impianti sono dotati di un sistema di monitoraggio continuo delle emissioni, per cui per rispettare i limiti imposti dalla legge si può rallentare il processo stesso diminuendo l’ossigeno.
“I fumi derivanti dalla cremazione vengono poi raffreddati e trattanti con infiltraggi a secco che permettono di avere valori a norma di legge”, conclude Canelli.
(Fonte: Fabio Zanchetta © Qdpnews.it).
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