Ha fatto molto riflettere all’Isiss Cerletti l’incontro con don Aniello Manganiello il prete anticamorra di Scampia: ha conquistato l’attenzione degli studenti, catturati dalla testimonianza di questo “prete di strada, che cammina a fianco degli ultimi”.
A dare il benvenuto al padre guanelliano Mariagrazia Morgan, dirigente scolastico dell’Istituto, che ha invitato i ragazzi a cogliere l’opportunità di conoscere, da vicino, una realtà diversa, dove il tasso di abbandono scolastico tocca cifre considerevoli.
Nativo di Camposano, sacerdote dal 1980, dopo una parentesi pastorale a Roma e in Sicilia, nel 1994 don Aniello ritorna in Campania e ricopre il ruolo di parroco della Chiesa di Santa Maria della Provvidenza, a Scampia, quartiere periferico di Napoli.
Una missione apostolica difficile nella “parrocchia di frontiera”, come lui stesso ama definire quel luogo – non lontano dalle sue origini – in cui combatte quotidianamente la criminalità organizzata ed è oggetto di continue minacce di morte.
Rinuncia alla scorta senza esitazioni: “La scorta è il fallimento dello Stato che dovrebbe garantire la tutela e la sicurezza a tutti. La scorta per un prete è fuori dalla logica. Il mio “Principale” ci ha mandati nel mondo “come pecore in mezzo ai lupi” per accompagnare l’uomo a essere libero e vivere la libertà da ciò che può condizionarlo”.
Nel 2011 di ritorno al paese natale dopo una breve parentesi romana, riprende la sua battaglia in favore della legalità e scrive il suo “diario in prima linea”: Gesù è più forte della camorra. I miei sedici anni a Scampia tra lotta e misericordia”.
Una confessione autobiografica, testimonianza della lotta alla camorra, quella fatta di azioni concrete in un territorio dove “l’usura e lo spaccio di droga regnano sovrani”. Su questo si è soffermato, a lungo, raccontando ai ragazzi della Scuola Enologica la sua esperienza.
Poi ha sottolineato il valore dello studio, con una riflessione: “Dovete aprire la vostra conoscenza per poter essere al servizio del Paese. La Camorra si nutre di “sottocultura” e funge da ammortizzatore sociale nelle aree di povertà. A tal proposito lo Stato è spesso latitante. Agire, insistere, operare sulle nuove generazioni è, invece, la strategia migliore”.
(Fonte: Redazione Qdpnews.it).
(Foto: Scuola enologica Conegliano).
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