Le ultime novità in fatto di macchine, ma anche l’educazione al loro uso consapevole: l’Expo porta in piazza Cima a Conegliano la campagna permanente della polizia locale per la sicurezza stradale. Nel cuore del centro storico coneglianese un’importante collaborazione tra la polizia municipale e realtà e associazioni del territorio ha visto la costruzione di un campo bike e l’installazione di numerosi simulatori per insegnare ai più giovani la cultura della guida consapevole.
A collaborare con la polizia locale in queste due giornate sono la Federazione Motociclistica Italiana (Fmi), l’Associazione Regionale dei Club Alcologici Territoriali (Arcat) del Veneto e l’Associazione Italiana Familiari e Vittime Della Strada (Aifvs).
“La polizia municipale ha aderito al progetto promosso dalla Comunità Europea per l’azzeramento degli incidenti stradali mortali. La nostra è una campagna permanente che conta di vari progetti, di cui queste due giornate all’Expo sono un completamento” spiega il comandante della polizia locale Claudio Mallamace, sottolineando gli sforzi profusi in questi anni nell’educazione dei più giovani: “Abbiamo investito molte energie nelle scuole. Un nucleo di quattro agenti si occupa di educazione stradale creando percorsi didattici nelle aule e accompagnando i ragazzi in uscite in cui si pratica il corretto comportamento pedonale”.
L’educazione dei più giovani è il cuore del progetto perché è attraverso questa che si ottengono importanti risultati: “L’input ai più piccoli è importantissimo perché loro sono i più ricettivi. Educare i grandi è difficile, e lo si può fare solo attraverso l’azione dei più giovani. Per esempio un genitore ha un’opinione già formata su cui noi abbiamo meno influenza, ma se il figlio veicola il nostro messaggio di sicurezza allora lo ascolterà”. I risultati sono importanti: “Quindici anni fa, quando è partito il progetto, la polizia locale registrava circa 400 incidenti all’anno, l’anno scorso invece 123“.
Luigino Faraon, referente regionale del dipartimento educazione stradale Fmi, spiega che la guida sicura non è solo giusta protezione ma anche consapevolezza: “Abbiamo esposto dei caschi presi da veri incindenti, per far capire cosa succede in queste occasioni e spiegare che l’evoluzione dei caschi ha portato alla protezione di nuove aree del corpo. Per esempio ora invitiamo i motociclisti all’acquisto di protezioni per la colonna vertebrale, che non costano molto e possono salvare tante vite, anche se purtroppo non sono ancora obligatorie per legge. Ma questo non basta, bisogna capire cosa comporta l’urto oltre certe velocità, e imparare a difendersi dagli errori degli altri anche”.
(Fonte: Redazione Qdpnews.it).
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