Conegliano, la scelta di vita della neo salesiana Sofia Zanardo: “La mia missione religiosa è con i ragazzi di strada, sulle orme di don Bosco”

Una novità accolta da tanti giovani con favore ed entusiasmo: Sofia Zanardo di Conegliano è entrata nella congregazione delle suore Salesiane, ed è pronta a donare la propria vita al servizio delle nuove generazioni.

Classe 1992, Sofia è originaria di Costa di Conegliano e si è diplomata nel 2011 al Liceo socio psico pedagogico (ora Liceo delle scienze umane) dell’Istituto superiore “Marco Casagrande” di Pieve di Soligo, dove i docenti ricordano con piacere “la sua solarità, la partecipazione attiva alle lezioni, l’indole di trascinatrice e leader in classe, oltre che la capacità di relazionarsi in modo positivo con tutti”. Ha conseguito poi la laurea magistrale in “Progettazione e gestione degli interventi socio-educativi” all’università Iusve di Venezia.

Per molti anni è stata impegnata come animatrice al Collegio Immacolata ed educatrice dei gruppi giovani parrocchiali, dove ha potuto mettere a frutto le sue doti nell’ascolto, nel dialogo e nella condivisione con le nuove generazioni.

Poi il cammino di maturazione della sua vocazione e all’inizio dell’agosto scorso il grande passo a Roma tra le Figlie di Maria Ausiliatrice, comunemente chiamate “Salesiane”: la tappa della prima Professione nella congregazione, con la vestizione religiosa e l’ingresso di fatto nel tempo nuovo della sua vita.

Ora è stata destinata alla comunità di Trieste, che suor Zanardo così descrive: “Un’opera molto variopinta dove ci sono la scuola materna, il doposcuola-oratorio e il Ciofs-fp. E proprio in quest’ultima sede si svolge la mia missione come formatrice, in una realtà per me molto significativa soprattutto perché incontro ragazzi poveri, di strada… proprio come faceva don Bosco”.

Sofia ha accettato di raccontare la sua scelta di vita a Qdpnews.it.

Poco tempo fa hai fatto la tua prima Professione: in cosa consiste questo passo? Quali altre tappe dovrai fare ora?

“Il 6 agosto 2021 ho fatto la prima Professione religiosa nell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (salesiane di don Bosco) a Roma. Una tappa che non ho compiuto da sola ma insieme ad altre quattro sorelle appartenenti a diverse Ispettorie Italiane: lombarda, piemontese e romana. Il giorno prima, il 5 agosto, avevano svolto la loro prima Professione due nostre sorelle in Spagna e altrettante in Polonia.

È stato un momento davvero forte, sia personalmente sia a livello ecclesiale. Dopo due anni di Noviziato a Castel Gandolfo ho detto il mio ‘Sì’ al Signore con la prima professione, cioè l’atto di consacrazione che avviene pubblicamente dinanzi alla comunità con l’emissione dei tre voti di castità, povertà e obbedienza per un anno: per questo motivo, la prima Professione è detta anche ‘Professione temporanea’. La Chiesa mi dà la possibilità di rinnovare la mia personale adesione a Cristo nell’Istituto ogni anno per quattro anni. Poi dal quarto anno si rinnova per due anni in vista della Professione perpetua.

Nel rito della Professione, durante la quale ho indossato le vesti dell’ordine benedette il giorno prima, ho ricevuto il crocifisso delle Figlie di Maria Ausiliatrice e le Costituzioni proprie dell’Istituto”.

La tua vocazione è maturata dentro la famiglia salesiana di don Bosco: che cosa ti affascina in modo particolare di questa figura di santo dei giovani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice?

“Tutto di don Bosco guarda verso Dio: il suo sguardo, il suo volto, le parole … tutto di lui parla di un unico centro, quel perno che orienta la sua esistenza. Tutta pienamente vissuta. Un uomo di Dio che è stato padre per moltissimi giovani: i suoi scritti trasudano di questa paternità, di questo amore così forte per tutti e unico per ciascuno. Un uomo totalmente consumato per la salvezza dei suoi giovani, perché fossero ‘felici nel tempo e nell’eternità’: non muoveva passo, non proclamava parola che non fosse per i suoi giovani. 

Madre Maria Domenica Mazzarello, co-fondatrice con don Bosco, incarna in modo del tutto originale, creativo e femminile questa passione per Dio e per i giovani. Una donna forte, capace di un enorme lavoro umano e spirituale su di sé”.

Ci sono state altre persone o esperienze che hanno contribuito a determinare questa tua scelta?

“Una scelta così importante per me è carica di tanti volti amici, in modo particolare di alcune persone che mi hanno accompagnata nel cammino di discernimento. Davvero ho toccato con mano che ‘nessuno si salva da solo’”.


Cosa vuol dire per te oggi essere vocazione consacrata, per la Chiesa e per il prossimo?

“Questa è una bella domanda che in realtà io vorrei rivolgere ai giovani: cosa vuol dire per voi oggi incontrare, relazionarsi, confrontarsi con una donna consacrata? Questa scelta oggi ancora interroga, smuove, tocca o sfiora la vostra vita? Per me oggi essere consacrata vuol dire ‘semplicemente’ mostrare con la vita che Dio può colmare il cuore umano in modo pieno e totalizzante”.

Come sono i giovani del nostro tempo? Quale messaggio/appello vorresti rivolgere loro?

“Dopo due anni di Noviziato in tempo di pandemia e di chiusura, il contatto con i giovani è stato un po’ frammentato per me come per tanti altri, ma una cosa è certa: ogni ragazzo ha un desiderio profondo che lo abita, lo inquieta e l’unica cosa necessaria è accompagnarlo affinché possa mettersi in ascolto e iniziare la ricerca”.

(Foto: per concessione di Sofia Zanardo)
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